Sesso, disfunzione erettile: addio impotenza, tre storie di chi ce l’ha fatta

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Una brutta malattia, una disfunzione alla nascita mai risolta o un disturbo della sfera sessuale possono compromettere l’attività sessuale degli uomini e la loro vita di coppia. Sempre più italiani però scelgono la via chirurgica della protesi peniena per lasciarsi alle spalle l’impotenza. Ogni anno sono impiantate in Italia 300 protesi. Rompere il tabù maschile che circonda questi problemi non è facile. Per la prima volta parla – in un video reportage AdnKronos – chi ha deciso di battere pregiudizi e falsi miti della disfunzione erettile, che colpisce 3 milioni di italiani, optando per la protesi peniena. Nelle testimonianze i pazienti raccontano come sono usciti “dal tunnel di imbarazzi e paure“, tornando finalmente “a vivere“. “Una protesi peniena è la migliore opzione chirurgica per il trattamento della disfunzione erettile maschile – spiega all’AdnKronos Gabriele Antonini, urologo del Dipartimento di Urologia ‘U. Bracci’ del Policlinico Umberto I di Roma – Alcuni la considerano come ‘l’ultima spiaggia’, ma io non sono d’accordo. Un impianto al pene può essere effettuato in qualsiasi paziente affetto da disfunzione erettile organica. La maggior parte di questi problemi non riescono a risolversi spontaneamente con trattamenti non chirurgici – aggiunge – Temporeggiare significa avere un notevole e irreversibile accorciamento del pene causato dalla scarsa ossigenazione dei corpi cavernosi. Cosa ancor più grave nei pazienti affetti da ‘induratio penis plastica’, una condizione patologica che determina deformità e severi incurvamenti del pene“.

Sono stato operato a marzo – afferma Luciano, 71 anni – La vita mi è cambiata dopo l’operazione e sono rinato, sono un’altra persona“. Luciano è uno dei tre ex pazienti che hanno deciso di raccontare la loro storia del reportage pubblicato sul sito dell’AdnKronos. “Ho iniziato 5 anni fa con la solita pasticca ‘blu’, ma non funzionava – aggiunge Luciano – Poi sono passato alle iniezioni ma non c’era nulla da fare. I rapporti sessuali erano sempre deludenti. Io sono felicemente sposato e volevo continuare ad avere con mia moglie un rapporto soddisfacente. Di questi problemi gli uomini non parlano ed un grosso errore. Ma se uno ha un problema ad una gamba o ad un piede lo risolve, interviene in qualche maniera. Io ne ho avuto uno al mio organo sessuale e ho deciso di intervenire con la protesi. Oggi sono tranquillo e vivo senza ansie l’intimità di coppia“.

E’ il quinto anno che abbiamo iniziato qui all’Università Sapienza di Roma un master di andrologia di II livello dove possono intervenire tutti i colleghi già specialisti che vogliono imparare l’andrologia chirurgica e il posizionamento delle protesi peniene – ricorda Ettore De Bernardinis, Dipartimento urologia ‘U. Bracci’ Università Sapienza di Roma – Questo vuole dire avere un centro specializzato, con un team di professionisti all’altezza e certo numero di pazienti l’anno“. La prima visita si svolge in ambulatorio, “con un paziente generalmente con disfunzione erettile (su base organica e non), ma soprattutto si tratta di pazienti che hanno subito una chirurgia pelvica per un carcinoma della prostata o per tumore della vescica. Sempre più pazienti giovani purtroppo subiscono questa complicanza rappresentata dalla disfunzione erettile e l’ultimo step è proprio la protesi peniena, che riesce a riattivare il percorso sessuale. Oggi proporre al paziente questa soluzione è più facile rispetto a 10 anni fa, quanto non era accettata ma rimangono ancora dei tabù che occorre abbattere“.

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