“Occhio” alla polvere, OSIRIS-Rex. La missione di “caccia” al masso spaziale firmata NASA, lanciata lo scorso 8 settembre dallo spazioporto di Cape Canaveral – Florida – con destinazione Bennu, è in viaggio verso l’obiettivo, un oggetto sferoidale relativamente vicino con diametro medio di circa 560 metri che la sonda raggiungerà nel 2019. Secondo i piani del team di missione, dopo il rendez-vous con Bennu OSIRIS-Rex osserverà l’orbita dell’asteroide, studierà un sito che presenti le caratteristiche desiderate e attraverso il braccio robotico effettuerà il campionamento. Il materiale poi tornerà a Terra a bordo della navicella nel 2023 per essere analizzato.
Le operazioni – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – saranno effettuate a distanza e guidate in sicurezza grazie al tris di telecamere – designato come OCAMS – che costituisce il corredo tecnologico della sonda: PolyCam, strumento ad alta definizione a cui spetterà il compito di acquisire le prime immagini e avviare la mappatura del suolo, MapCam a media risoluzione che effettuerà la survey a colori e cercherà eventuali satelliti e geyser di polvere. Infine SamCam, che documenterà la raccolta di campioni. I computer di bordo memorizzeranno i dati e li invieranno agli scienziati per offrire una finestra privilegiata sulla storia della formazione dei corpi celesti del Sistema Solare.
“L’architettura della vista di OSIRIS-Rex può sembrare ridondante ma l’occasione lo richiede – spiega Christian d’Aubigny dell’Università dell’Arizona – se qualcosa dovesse minare la funzionalità di una telecamera ce ne sarebbero due a completare il lavoro”. La preoccupazione riguarda soprattutto la possibilità che il materiale di superficie – regolite, polvere e roccia che in assenza di acqua rendono il suolo arido, simile a quello lunare – possa attaccarsi agli strumenti e offuscarne la vista, soprattutto nel caso di SamCam.
Per prevenire questa eventualità, gli scienziati del team hanno schermato la telecamera in questione con molteplici coppie di filtri anti-polvere. Con questi accorgimenti e con un’armatura di titanio e alluminio che li scherma dalle radiazioni, gli “occhi” di OSIRIS-Rex sono pronti a fare rapporto a Terra, contribuendo a svelare i processi di genesi degli asteroidi e dei pianeti che “abitano” il Sistema Solare.