La messa di Natale a Macerata, tra i luoghi colpiti dal violento sisma dello scorso ottobre, sarà celebrata in periferia, nell’Abbazia di Fiastra, edificio romanico-gotico costruito tra il 1142 e il 1200 tra Tolentino e Urbisaglia. “La forte scossa di ottobre – ricorda all’Adnkronos il vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati, mons. Nazzareno Marconi – ha reso inagibili tutte le chiese monumentali. Compresa la cattedrale. L’unica chiesa che non ha subito danni è la Mater Misericordia, ma si tratta di una cappellina che non può accogliere tanti fedeli“. Ecco che la messa di mezzanotte, a Macerata, si sposta in periferia. “Qualche danno – racconta ancora mons. Marconi – c’era stato anche nell’Abbazia periferica di Fiastra ma sono stati fatti interventi di consolidamento e di messa in sicurezza. La chiesa è grande e può ospitare parecchi fedeli e così la notte di Natale celebrerò qui la messa“. Il 25, poi, il vescovo Marconi dirà messa nella chiesa di Santo Spirito a Tolentino, nell’edificio che nei giorni dell’emergenza di notte veniva utilizzata come dormitorio con le brandine e di giorno veniva ripristinata come luogo di culto con i banchi e l’altare. “Ora l’emergenza – racconta il presule – è finita ma nelle sale della parrocchia continuano gli aiuti caritativi“. Quanto alla situazione degli sfollati, mons. Marconi registra la difficoltà di conoscere dati precisi e oggettivi che restituiscano la portata della difficoltà. “In molti se ne sono andati dalle loro case. Non solo per paura – spiega – ma perché i danni sono reali. Solo nella zona di Tolentino si parla di un 20% di abitazioni non utilizzabili. Dati che, riferiti al piccolo centro in questione, dicono con chiarezza che si tratta di numeri grandi“. “Il punto – ragiona il vescovo di Macerata – è che a livello di prese di impegno pubbliche si continua a dire che si farà, che si ricostruirà e quindi non si può dire che ci si senta abbandonati dalle istituzioni. Si è però spaventati dal fatto che non sempre la via del controllo burocratico è verificabile. E se tutto deve essere deciso a Roma da pochi uffici, si finisce in un collo di bottiglia che rende infiniti i tanti problemi della nostra gente“.