“Da quattro mesi camminiamo nelle tenebre, ma ora il mattino e’ vicino”. Lo ha detto mons. Luigi Conti, arcivescovo di Fermo, che ha celebrato la messa del giorno di Natale nel Centro turistico Holiday di Porto Sant’Elpidio, dove hanno trovato accoglienza circa 550 sfollati provenienti dai comuni terremotati dell’entroterra maceratese. “Il Terremoto e’ una tragedia che ci accomuna tutti – ha aggiunto, parlando davanti a piu’ di cento persone nel ristorante pizzeria della struttura ricettiva che ha ospitato la messa -. Come vescovo di Macerata per dieci anni ho conosciuto il sisma del 1997 e confesso che ho pianto questa volta quando ho visto le immagini della Domus Laetitiae, di Frontignano, crollata, o le macerie di Ussita e Visso”. Il presule, che nell’omelia ha citato passi di Paolo e Isaia, ha fatto “un augurio di pace” alle popolazioni terremotate nel giorno di Natale. “Questo luogo di vacanze e’ diventato un contenitore di dolore – ha detto ancora -, il Terremoto sembra non finire mai e viene da chiedersi dove e’ Dio e rispondere ‘sotto le rovine’. Ma come dicono Paolo e Isaia il mattino e’ vicino”. I terremotati hanno ricevuto “tanta solidarieta’, anche dalle massime istituzioni come il presidente Mattarella che e’ venuto a trovarvi tre giorni fa. Le istituzioni ci chiedono di avere fiducia, noi chiediamo a loro di avere fiducia in noi marchigiani e di accelerare i tempi della ricostruzione”. Il presule ha esortato piu’ volte i fedeli ad avere coraggio e ad essere “sentinelle del mattino, a farsi prossimo degli altri nel segno della solidarieta'”. La messa – presenti il sindaco di Porto Sant’Elpidio Nazzareno Franchellucci, il deputato Pd Paolo Petrini, molti volontari e funzionari della Protezione civile – e’ stata animata dalle musiche dal sapore rock e blues del gruppo di suonatori e coro dei genitori della scuola dell’infanzia ‘Sacra famiglia’, con il titolare dell’Holiday Daniele Gatti alla chitarra. “A me forse avere suonato ‘The sound of silence’ come accompagnamento al padre nostro e’ stato un po’ azzardato – ha commentato lo stesso Gatti alla fine – ma credo che la gente avesse bisogno di qualcosa che desse la carica”.