Il terremoto e le varie scosse che si sono susseguite dal 24 agosto scorso nell’Italia centrale hanno distrutto un patrimonio di oltre 8500 beni culturali. Sono 3.245, in particolare, i ‘beni culturali immobili’ danneggiati: il dato, fornito dal ministero e che si riferisce a “segnalazioni qualificate” di danni, è aggiornato al 27 novembre. “Nel 90 per cento dei casi questi beni immobili sono chiese“, spiega all’Agi il prefetto Fabio Carapezza Guttuso, capo dell’Unita’ di crisi del ministero dei Beni Culturali. “I beni culturali mobili danneggiati sono, invece, circa 5.300“, precisa, sottolineando che si tratta di opere già recuperate e portate in uno dei quattro depositi adibiti proprio a “ricovero” momentaneo per queste opere.
“In questi luoghi vengono immediatamente curate, potremmo quindi definirli come dei ‘pronto soccorso’ o ‘ospedali da campo’ del patrimonio culturale“. In Umbria il deposito è a Spoleto, mentre nelle Marche è ad Ancona, nel Lazio a Cittaducale e in Abruzzo a Celano. Il terremoto che ha provocato danni maggiori è stato quello del 30 ottobre, spiega Carapezza Guttuso: “ha determinato un aumento esponenziale delle segnalazioni qualificate sui beni immobili. Parliamo di circa 900 delle 3.245 segnalazioni pervenute fin qui. Questo numero continua pero’ a crescere ogni giorno“. Attualmente “non c’e’ una stima economica dei danni al patrimonio culturale, ma si tratta certamente di miliardi di euro“, considerando che “sono 130 i comuni devastati e il numero di beni culturali mobili danneggiati potrebbe decuplicare, arrivando ad almeno 50mila. Il maggior costo sara’, pero’, rappresentato dalla ricostruzione delle chiese, dei campanili annessi, degli affreschi e dei mosaici. Inoltre, in alcuni casi, per ricostruire questi beni sara’ necessario intervenire sul dissesto idrogeologico“.
Come spiega ancora il prefetto “e’ in corso “un’operazione gigantesca, alla quale partecipa anche l’Esercito, per coprire con degli enormi teli tutte le macerie, al fine di ripararle dalle intemperie, in particolare in vista dell’inverno. Questo lavoro consentira’ di preservarle e, quindi, di poterle successivamente selezionare in funzione delle loro origini, della loro natura. Cosi’ si potra’ ricostruire con gli stessi materiali“. Il Mibact non dispone di risorse economiche proprie per svolgere tutte queste attivita’: “E‘ il commissario straordinario per la ricostruzione, Vasco Errani, che gestisce il budget complessivo e, man mano che abbiamo bisogno di fondi per il recupero delle opere e la messa in sicurezza degli edifici, a lui ci rivolgiamo. Ad oggi – precisa Carapezza Guttuso – abbiamo ricevuto alcune decine di milioni“.
I tecnici del Mibact sono coordinati dalla Protezione Civile e le opere vengono recuperate da vigili del fuoco appositamente formati, e in seguito vengono consegnate al ministero. Fra le opere più importanti recuperate sono presenti una pala d’altare del Tiepolo nella chiesa di San Filippo di Camerino; un’altra pala d’altare enorme di Jacopo Siculo, datata 1541, salvata dalla chiesa di San Francesco a Norcia; due pinnacoli e la croce sul tetto della basilica di San Benedetto di Norcia, quasi completamente distrutta; un ritratto del Bernini a Camerino; il Santuario dell’Icona Passatora ad Amatrice, salvato con altre 80 opere e con l’archivio storico del Comune; altre opere nelle chiese di San Francesco e di Santa Maria della Misericordia ad Accumoli, nella chiesa di San Pellegrino a Norcia e altre ancora nel Reatino e ad Arquata.