“La Croce rossa nasce per ascoltare i bisogni della gente, per essere al servizio delle persone, non dei bisogni dei volontari, e pur aprendosi alla modernità non deve mai tradire lo spirito originario“. Lo afferma Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana e vice presidente della Federazione internazionale della Cri e Mezzaluna Rossa, in una intervista al Corriere di Viterbo, nella quale fa il punto sul lavoro della organizzazione: “Abbiamo scelto di mantenere una unica centrale nazionale come filiera etica e gerarchica per i grandi eventi, ma la parte operativa la gestiscono in autonomia i territori. E questo sta pagando perché ha permesso la sparizione dei comitati in perdita. Ma senza dissipare la capacità di essere solidali tra di noi, dal nord al sud della Penisola, e lo abbiamo constatato nell’ultima emergenza del Terremoto del Centro Italia è arrivata quella solidarietà necessaria per coprire i bisogni delle popolazioni colpite“. Evidenzia poi che sul fronte del Terremoto “adesso c’è un’aspettativa immediata e si chiama alloggi provvisori perché i centri storici hanno bisogno di tempo per essere ricostruiti e per essere messi in sicurezza. Non dimentichiamo che è una zona sismica e quindi bisogna lavorare sulla prevenzione. Su questo versante gli appelli si sprecano ma poi non si fa mai abbastanza. Quindi l’attesa è sulla ricostruzione, le Marche più dell’Umbria vivono nell’incertezza perché oltre le case è crollato un mondo, dalle scuole all’università di Camerino, dalle aziende ai negozi, alle case. E la ricostruzione riguarda l’intero sistema, non solo le singole individualità“.