Agricoltura: torna la coltivazione del Fico d’India del campidano e nel nuorese

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In Sardegna riprende vigore la coltivazione del Fico d’India grazie alla lungimiranza di alcuni coraggiosi pionieri del Medio Campidano e del Nuorese. ”Tra i contadini sardi anziani il Fico d’India è stato sempre considerato molto importante, fondamentale nell’economia agricola: si mangiava nei periodi di carestia”, spiega all’Adnkronos Fulvio Tocco, tecnico agrario e ideatore del progetto ‘Vivere la Campagna’ da presidente della Provincia del Medio Campidano. ”Si allevavano i maiali, si faceva la confettura – prosegue – , si produceva uno sciroppo ottenuto dalla bollitura del succo, la ‘sapa’ usata per i dolci, ma sempre considerato un frutto secondario rispetto alle altre colture agrarie. Quando non esisteva la rete metallica oggi utilizzata per la definizione dei fondi agricoli, la pianta del Fico d’India veniva utilizzata per delimitare i confini tra le proprietà terriere, ma mai come pianta da reddito principale”. ”Col clima che cambia – spiega Tocco – e con la necessità di creare ricchezza anche dai terreni marginali e dai reliquati, i contadini più lungimiranti stanno studiando gli impieghi possibili del frutto per valutare la possibilità di introdurla nei progetti di diversificazione produttiva aziendale. Tra l’altro può rappresentare una soluzione per il riuso delle terre incolte”. Giuseppe Podda di Villacidro (Ca), è uno dei primi contadini che caparbiamente ha deciso di dedicarsi a questo tipo di coltivazione come una vera e propria pianta da frutto. Sulle sue orme ha proseguito l’esperienza il figlio Gianni, che col suo ordinatissimo impianto, con le piante disposte a quinconce, distanti tra di loro sei metri, dimostra con quanta perizia è stato realizzato il nuovo ‘ficodindieto’ in Agro di Villacidro in località ”Suergiu”. Nel loro impianto di quattro anni, infatti, sono presenti varietà a frutto rosso, giallo e bianco. La pezzatura è eccezionale con frutti che talvolta raggiungono anche il peso di 300 grammi. Il Fico d’India è conosciuto solo come pianta da frutto coltivata soprattutto in Sicilia, dove è ormai diventato una coltura di antica tradizione. Ora prende piede anche in Sardegna. Una pianta adulta produce decine frutti che maturano in agosto o, se si pratica la ”scozzolatura” da ottobre a dicembre. Produzione che nell’areale di Villacidro, curiosamente, si allunga senza particolari forzature sino a Pasqua. ”Il Fico d’India – spiegano Giuseppe e Gianni Podda – è una pianta estremamente rustica, si adatta infatti a terreni poverissimi, che contribuisce con le sue radici a trasformare in terreno fertile. Per una corretta maturazione e sviluppo dei frutti la pianta ha bisogno di essere ben esposta al sole. Per questo motivo il fico d’India è coltivato in campo aperto solo nelle regioni a clima temperato. Resiste in modo eccezionale alla siccità, ma per la produzione dei frutti tardivi, i ‘bastardoni’, occorre rimuovere tutti i primi fiori e irrigare la pianta se l’estate è troppo arida, per poter raccogliere frutti grossi e dolci”. Anche a Dualchi, in provincia di Nuoro, il Comune pensa al futuro programmando lo sviluppo congiungendo all’allevamento ovino altre opportunità coltivando la campagna ai fini produttivi e paesaggistici. Dopo il Convegno della ”Sagra del Fico d’India”, di fine estate, l’amministrazione non si è fermata alle dichiarazioni di una giornata di festa e getta le basi per un progresso ecosostenibile anche per dimostrare alla politica isolana che ripartire si può considerando con più attenzione la forza del territorio. “Nei Comuni in via di spopolamento – spiega il sindaco Ignazio Piras – bisogna cambiare registro nell’uso delle pubbliche risorse: meglio incentivare la coltivazione della campagna che abbellire una piazza dove sono sempre di meno quelli che ne usufruiscono”. Ora che dei frutti del Fico d’India si stanno decantando le sue proprietà benefiche dappertutto, si scopre, che alcuni agricoltori del Medio Campidano l’hanno introdotto (con discrezione) in forma specializzata per diversificare ed ampliare la loro offerta produttiva. C’è chi lo valorizza come frutta fresca e c’è chi lo trasforma in ‘sapa’ o altre confetture. Gli impianti imprenditoriali dei pionieri si trovano a Serrenti con Alfredo Medda, a Villacidro con Giuseppe Podda, a Sardara nella proprietà di Gian Battista Atzeni, assai conosciuto per aver selezionato nel tempo alcune varietà di leguminose da gastronomia. Pochi e trascurabili sono i parassiti e le malattie del fico d’India, che comunque può essere attaccato dalla mosca della frutta di agosto, mentre i bastardoni, più tardivi, sfuggono alla mosca e da altri parassiti come le cocciniglie. Per garantire la salubrità dei frutti, il dirigente responsabile dell’Agenzia ‘Agris Sardegna’, Martino Muntoni, riferisce ”che saranno fatte delle prove sul campo con l’uso del caolino al posto degli insetticidi tradizionali. Il caolino naturale è una roccia sedimentaria dall’aspetto terroso. Negli ultimi anni, la sempre maggiore presa di coscienza dei consumatori dei rischi associati all’utilizzo di prodotti chimici per la difesa delle piante ha portato alla ricerca di nuove tecniche alternative e il caolino da questo punto di vista è chimicamente inerte”. Pertanto potrà rappresentare una delle soluzioni ottimali per la valorizzazione del fico d’india di qualità sui mercati più accreditati.

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