Alimenti, biologi: litio “nascosto” in patate, lattuga, sale e acqua

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Davvero oggi sappiamo sempre cosa mangiamo o cosa beviamo? Alcuni alimenti che assumiamo presentano tracce di sostanze considerate ininfluenti per la Salute umana, “eppure diversi studi ne dimostrano gli effetti clinici che comunque imporrebbero ulteriori approfondimenti. E’ il caso del litio“, come illustra nella sua analisi realizzata per l’Adnkronos Salute la biologa dello Studio Abr Elga Baviera, esperta in sicurezza degli alimenti. L’ingestione involontaria a livelli eccessivi “può infatti causare disturbi all’apparato digerente e muscolare“. Il litio è un metallo leggero “che può bioaccumularsi sia nelle acque che nel suolo, contaminando talvolta gli alimenti“. Entra a far parte della nostra alimentazione attraverso il consumo di prodotti come la frutta, la verdura, i cereali e i germogli dei cereali, il sale, le patate, la carne, il pesce, le mandorle, le uova, l’acqua. “Dal punto di vista terapeutico il litio è noto fin dai tempi di greci e romani – racconta la biologa – che ne sfruttavano i benefici immergendosi nelle acque termali per alleviare ‘malinconia e manie’, fu inoltre usato nella terapia della gotta e della calcolosi urinaria detta mal della pietra. Nel 1940, usato impropriamente come sostituto del comune sale da cucina, causò morti e avvelenamenti per cui se ne vietò l’uso fino a quando lo psichiatra John F.J. Cade ne riscoprì l’azione terapeutica nel suo ospedale a Melbourne. Attualmente è usato come antidepressivo e nel trattamento del disturbo bipolare (sotto forma di carbonato di litio e citrato di litio) e, in dosi terapeutiche, oltre a stabilizzare l’umore sembra influire positivamente sulla memoria“. Nel 1989 negli Stati Uniti “fu pubblicato un lavoro che metteva in correlazione le concentrazioni di litio nell’acqua da bere con l’incidenza del tasso di omicidi e di suicidi in 27 contee del Texas, suggerendone un benefico effetto sul comportamento umano. Vent’anni dopo un analogo studio giapponese ne confermava la correlazione. Tuttavia questi studi – avverte Baviera – non hanno incontrato sempre parere favorevole nella comunità scientifica“. Dopo l’ingestione “il litio viene assorbito dal sangue e trasportato rapidamente a tutti gli organi compreso il tratto gastrointestinale. Si accumula nelle ghiandole endocrine (tiroide, surrene e ipofisi) e nei linfonodi, può arrecare disturbi all’apparato digerente e muscolare. Gli effetti tossici – continua Baviera – si manifestano attraverso una serie di sintomi fisici che includono nausea, vomito, diarrea, tremori, cambiamenti del comportamento, stordimento e vertigini (senso di leggerezza alla testa)“. “L’ingestione acuta determina un innalzamento dei valori di litemia nel sangue che può indurre problemi neuromuscolari come tremore o attacchi epilettici, disturbi cardiovascolari e gastrointestinali (nausea e vomito); mentre l’ingestione cronica può causare nefropatia, disfunzione tiroidea, paratiroidea e sospetto di teratogenicità“. Il litio “non viene metabolizzato in misura apprezzabile nel corpo umano” e “la differenza fra dosi terapeutiche (comprese tra 0,6 e 1,2 mmol/L) e tossiche è piccola. Per questo motivo è importante conoscere la litemia cioè il livello di litio nel sangue. Bastano infatti livelli ematici tre volte più alti di quelli terapeutici per indurre sintomi severi come coma e convulsioni“, avverte l’esperta. “Una cosa per ora è certa, la scarsa letteratura scientifica impone cautela, una somministrazione attenta e controllata ai soggetti che necessitano il litio” per morivi di Salute. Questo metallo “può essere assunto attraverso diversi tipi di alimenti e bevande, compresa l’acqua minerale, di cui l’italiano è un forte consumatore, in concentrazioni che non ci è dato di conoscere e con un effetto sommatoria che potrebbero portare a conseguenze inaspettate. A questo punto – conclude – ci si aspetta che ulteriori studi ne possano chiarire i meccanismi fisiologici e tossicologici, per portare il legislatore a dare risposte più concrete su una fonte così importante di inquinamento ambientale che potrebbe, nel lungo termine, comportare effetti imprevisti, anche gravi, sulla Salute dell’uomo“.

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