Questa prima parte della stagione invernale 2016/2017 è stata dominata da un particolare pattern configurativo che ha spalancato le porte, tenendole aperte per parecchie settimane, dei freddi e a tratti anche gelidi venti dai quadranti nord-orientali. Un particolare tipo di circolazione secondaria “retrograda” che ha esposto le regioni adriatiche e quelle del centro-sud a diverse ondate di freddo e conseguenti eventi nevosi, fin sulle aree costiere. Mentre la gran parte delle regioni settentrionali, con particolare riferimento per le aree del nord-ovest, trovandosi sottovento all’arco alpino, come capita sovente con questi flussi nord-orientali secondari, sono rimaste quasi sempre penalizzate, restando spesso a secco. All’origine di questa particolare circolazione, che sta condizionando non poco l’evoluzione della stagione invernale in riva al Mediterraneo centrale, troviamo una marcata anomalia positiva di geopotenziale, da parecchie settimane rimasta semi-stazionaria fra l’Atlantico orientale, le Isole Britanniche fino alla penisola Scandinava.
La presenza di questa vasta area caratterizzata da valori molto elevati di geopotenziali in quota (a 500 hpa) e pressori nei bassi strati (anche sopra i 1040 hpa), fra l’Atlantico settentrionale, le Isole Britanniche e la Scandinavia, ha contribuito ancora a pennellare il flusso delle correnti sinottiche su gran parte del continente europeo, rallentando il flusso perturbato atlantico al traverso delle Isole Britanniche e delle coste atlantiche francesi e tenendo ancora in vita nei bassi strati una circolazione “antizonale”, con moderati, a tratti anche forti, venti da E-NE e NE che dal sud della Russia europea e dall’Ucraina si dipanano in direzione della Polonia, Bielorussia, Repubbliche Baltiche, Danimarca, Germania, Slovacchia e Repubblica Ceca, prima di raggiungere l’area danubiana e i Balcani.
Sul bacino centrale del Mediterraneo, la propensione dell’anticiclone oceanico a muoversi verso nord-est, con dei promontori allungati in direzione del mar del Nord e della penisola Scandinava, ha agevolato l’attivazione di circolazioni secondarie “retrograde” che dalle innevate pianure della Russia e dei paesi dell’Europa orientale si sono mosse in direzione dei Balcani, traboccando sul mar Adriatico attraverso i valichi naturali delle Alpi Dinariche sotto forti e freddi “venti catabatici”, come la bora e il grecale. Ciò spiega perché in questo periodo abbiamo avuto una prevalenza delle correnti provenienti dal primo quadrante, con il dominio dei venti di tramontana, grecale, bora sull’alto Adriatico e del levante.
Va anche ricordato che questa intensa anomalia positiva di geopotenziale, già fra l’ultima decade di ottobre e le prime settimane di novembre, arrestando il mite flusso perturbato principale proveniente dal nord Atlantico al traverso delle Isole Britanniche e della Scandinavia, ha contribuito pure ad isolare “prematuramente”, ad est degli Urali, un primo “cuscinetto di aria fredda” nei bassi strati (“freddo pellicolare”), ulteriormente alimentato dal notevole effetto “Albedo” indotto dai suoli innevati dei bassopiani siberiani, il quale nei prossimi giorni metterà le basi per la formazione dell’anticiclone termico “russo-siberiano”. Questo raffreddamento anticipato del bassopiano della Siberia occidentale, della regione dei monti Urali e del bassopiano Sarmatico ha fatto da apripista alle prime intense avvezioni fredde, d’estrazione polare continentale e artica continentale, che a più riprese hanno interessato tutta l’Europa orientale, fino a raggiungere il mare Egeo, la Grecia e l’Italia, con particolare riguardo per le nostre regioni adriatiche e quelle più meridionali, ben aperte ed esposte alle fredde circolazioni secondarie “retrograde” che si attivavano lungo i bordi più meridionali dell’anticiclone azzorriano, disteso con i propri elementi verso la Scandinavia e l’Europa centro-orientale.
Se poi questo pattern si viene a realizzare in concomitanza con il periodo del “minimo annuo termiche” sulle sterminate lande ghiacciate della Siberia, dove i termometri possono scendere abbondantemente al di sotto della soglia dei -50°C, ecco che ci si può attendere l’irrompere di ondate di gelo particolarmente intense come quella che ha interessato l’Italia centro-meridionale e i Balcani fra il 6 e l’8 gennaio 2017. Solitamente valori così estremi si possono raggiungere in corrispondenza del “minimo annuo termico” che si verifica fra la metà di dicembre e la prima parte di gennaio. Proprio in questo momento dell’anno, dalla seconda decade di dicembre fino a gennaio, entra nel vivo il periodo in cui statisticamente si raggiungono i grandi minimi termici annui sulle sterminate distese continentali dell’Eurasia, per effetto del minimo di soleggiamento che si raggiunge proprio alla fine di dicembre. Mai come in questo periodo dell’anno è così facile sfondare il muro dei -60°C nel cuore più gelido della Siberia orientale e centrale. Non è un caso se proprio in questo periodo in diverse città e villaggi siberiani la colonnina di mercurio può agevolmente varcare la soglia dei -50°C.