Astronomia: NuSTAR gioca a nascondino coi buchi neri

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Il telescopio spaziale NuSTAR (Nuclear Spectroscopic Telescope Array) della NASA ha sbirciato tra i nascondigli di due buchi neri supermassicci occultati da una fitta coltre di gas e polveri, nelle galassie NGC 1448 e IC 3639, rispettivamente a 38 e 170 milioni di anni luce di distanza. I risultati delle osservazioni dei due mostri cosmici, già conosciuti agli studiosi, sono stati presentati al meeting dell’American Astronomical Society di Grapevine, in Texas.

I due buchi neri sono relativamente vicini alla nostra galassia, ma finora erano rimasti nascosti alla nostra vista“, afferma al meeting Usa Ady Annuar, della Durham University, che si è concentrato sullo studio di NGC 1448.

Questi buchi neri – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – sono i motori centrali di quelli che gli astronomi chiamano nuclei galattici attivi, oggetti cosmici estremamente luminosi che appaiono diversi sotto le lenti dei telescopi, a seconda di come sono orientati e del tipo di materiale che li circonda. La loro precisa localizzazione è, inoltre, complicata dal fatto che le regioni centrali delle galassie che li ospitano sono coronate di stelle.

Come non possiamo vedere il Sole in una giornata nuvolosa – aggiunge Peter Boorman, dell’University of Southampton, anch’egli parte del team internazionale che ha condotto le osservazioni, in particolare di IC 3639 -, allo stesso modo non riusciamo a vedere direttamente quanto luminosi siano davvero questi nuclei galattici attivi, a causa dei gas e delle polveri che li nascondono“. Per questi gli scienziati considerano preziosi gli ultimi dati di NuSTAR.

Lanciato nel giugno 2012, il telescopio spaziale NASA scruta ai raggi X di alta energia (tra 5 e 80 keV) l’Universo profondo e le regioni centrali delle galassie vicine alla Via Lattea, a caccia di buchi neri. NuSTAR è una missione guidata dal California Institute of Technology e gestita dal Jet Propulsion Laboratory della NASA, entrambi con sede a Pasadena, in California. L’ASI, partner della NASA assieme alla Danish Technical University, contribuisce alla missione fornendo la propria stazione di terra di Malindi, in Kenya, il software di riduzione dei dati scientifici sviluppato presso l’ASDC (ASI Science Data Center) e il supporto tecnico e scientifico di un team di ricercatori italiani.

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