Si chiude un altro anno nero, tra specie protette prese di mira, Regioni che reiterano calendari venatori e leggi contrari alle norme europee, controlli indeboliti dalla riforma della Polizia Provinciale. E’ il bilancio del Wwf in chiusura della stagione venatoria. A conferma di quanto rilevato, l’associazione registra un aumento dei ricoveri di animali protetti nei centri di recupero durante la stagione di caccia. Solo per fare qualche esempio, il centro Cras Wwf di Valpredina, che accoglie animali selvatici in difficoltà provenienti dalle sole province di Bergamo e Brescia, ha accolto 44 rapaci feriti da arma da fuoco in pochi mesi; cinque gli esemplari di ibis eremita uccisi tra settembre e gennaio, su una popolazione selvatica di appena 30 animali. Non è stata accolta la richiesta del Wwf di anticipare la chiusura della caccia vista l’ondata di gelo delle ultime settimane. Solo Puglia, Sicilia e Molise hanno allentato la morsa delle doppiette in piena crisi meteo. Inoltre, nonostante la legge vieti la caccia nei territori coperti da neve, sui social – denuncia il Wwf – i cacciatori hanno pubblicato dei ‘selfie venatori’ scattati nelle campagne innevate. E l’ultimo episodio di cronaca riguarda il sequestro di 150 animali a cinque cacciatori in azione nelle lagune venete del Delta del Po, un bottino ‘protetto’ composto di oche selvatiche, volpoche, oche lombardelle. “I danni prodotti dalla caccia, spesso malamente gestita e senza controlli, alla fauna selvatica italiana ed europea sono enormi – dice Dante Caserta, vice presidente di Wwf Italia – A questi vanno aggiunti i danni incalcolabili prodotti dalla caccia illegale. Una situazione che comporta poi la possibilità di gravi sanzioni comunitarie pagate da tutti noi italiani“. Il Wwf chiede che venga introdotto in Italia il reato di ‘uccisione di specie protetta’. “Abbiamo chiesto già da due anni al Parlamento di approvare una specifica proposta di legge, elaborata dai nostri esperti – aggiunge Caserta – che riforma il sistema sanzionatorio penale per i casi di uccisione, cattura illegale, commercio illecito di animali appartenenti a specie protette. Oggi chi commette questo tipo di atti rischia una blanda sanzione che arriva al massimo all’ammenda di poche migliaia di euro nel caso più grave“. Altra misura richiesta dal Wwf: sospendere la stagione venatoria almeno nelle Regioni dove si verificano atti di bracconaggio più gravi. L’associazione, infine, auspica che l’assorbimento del Corpo Forestale nell’Arma dei Carabinieri possa dare nuovo impulso alle attività di vigilanza e repressione: fondamentale in questo senso è il rafforzamento del Nucleo Operativo Antibracconaggio nella riorganizzazione dei Carabinieri-Forestali, con il mantenimento dei Campi Antibracconaggio ”Adorno” sullo Stretto di Messina e ”Pettirosso” nella Valli Bresciane.