Dal social eating ai pagamenti online, la legge sugli home restaurant

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Con 326 sì e 23 no, la Camera approva il testo sulla disciplina dell’attività di ristorazione in abitazione privata, il cosiddetto home restaurant, ovvero la possibilità di organizzare cene, prenotabili sul web, all’interno di abitazioni private. Il provvedimento passa ora al Senato.
La legge riconosce il concetto di ‘social eating’ che prevede, per chi si avvicina a questa attività, l’esenzione da assicurazione, comunicazione digitale al comune, e altri requisiti più restrittivi, entro i limiti di cinque eventi e 50 coperti nell’anno solare, avendo come unico vincolo quello di utilizzare piattaforme digitali e transazioni on line.
“L’augurio è che il Senato sappia produrre una legge sufficientemente agile e snella, rispondente ai suggerimenti Ue di non promulgare norme che limitino, ma che favoriscano lo sviluppo del mercato del social eating, limando ancora i forti vincoli presenti nel testo approvato oggi alla camera”, commenta Cristiano Rigon, fondatore di Gnammo, il principale portale di social eating in Italia.
Ecco alcune delle novità introdotte dal testo. Pagamento solo online: previsto l’obbligo di acquisire i pagamenti esclusivamente online tramite piattaforme come Gnammo. Requisiti degli immobili: i luoghi in cui si potrà svolgere l’attività di home restaurant devono possedere i requisiti di abitabilità che già oggi hanno tutte le case in cui viviamo.
Rimosso il comma relativo alle argomentazioni Haccp, delegando al ministero della Sanità la determinazione dei requisiti cui deve rispondere il cuoco per esercitare l’home restaurant. Assicurazione: la legge prevede che la piattaforma verifichi che l’utente operatore cuoco abbia una copertura assicurativa, anche erogata dalla piattaforma stessa, per la responsabilità civile verso terzi. Anche l’immobile dovrà essere assicurato verso terzi.
Home restaurant come attività autonoma occasionale: l’home restaurant viene riconosciuto come ‘attività autonoma occasionale’, permettendo così di scaricare i costi inerenti, conservando gli scontrini. La dichiarazione di avviamento attività (Scia) è stata trasformata in una “comunicazione digitale” che deve essere inoltrata al comune, secondo modalità che stabilirà il Mise.
La legge pone a 5.000 euro il limite sui proventi che si potranno ottenere con le attività di home restaurant. “Tale forte limite di ‘profitto’ – commenta il fondatore di Gnammo – Più adeguata sarebbe stata la proposta, rilanciata da Altroconsumo, di porre limiti sul numero di coperti, metro usato anche per i ristoranti, ma non di fatturato”.
Critico anche sulla limitazione della norma che vieta di svolgere l’attività di home restaurant in abitazioni destinate anche ad affitti a breve termine. “Così, ad esempio, chi volesse sperimentare, anche solo una volta, l’affitto della propria casa su piattaforme come AirBnb, non potrà più cimentarsi come cuoco su Gnammo, e viceversa”. (AdnKronos)
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