Eni, Descalzi: Italia cuore della ricerca, nella spesa globale è il primo Paese

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Per l’Eni “l’Italia è la sede di un know-how importantissimo: tutta la parte di calcolo e i modelli proprietari, tutta la ricerca scientifica e l’ingegneria sono qui”. A sottolinearlo, in un forum al ‘Corriere della Sera’, è l’amministratore delegato del gruppo Claudio Descalzi. “Abbiamo speso più di 15 miliardi nell’ultimo triennio. Una massa notevole, come una legge finanziaria, e continuiamo a farlo. Chi dice ‘volete abbandonare l’Italia’ non legge i nostri bilanci. Come investimento il solo Egitto la supera a causa dello sviluppo del giacimento di Zohr, ma come spesa globale è il Paese numero uno. Qui abbiamo il 60% del personale, 5 raffinerie, 8 stabilimenti chimici, 6 centrali elettriche, oltre 100 piattaforme”, sottolinea l’ad. Quanto al core business del cane a sei zampe, in uno scenario in cui i produttori elettrici vanno verso digitale e tlc e i petrolieri verso le rinnovabili, Descalzi spiega: “non vogliamo cambiare mestiere. Io sono sempre stato convinto della necessità di fare fronte al ‘climate change’ e tre anni fa abbiamo definito un piano di azione dedicato. Siamo partiti dall’Africa, dove siamo la prima compagnia petrolifera e siamo presenti in 15 Stati. Il fotovoltaico ci permette di liberare gas per il mercato interno, oltre che ridurre le emissioni”. Dunque, su una possibile concorrenza all’Enel, l’ad ribadisce: “il nostro core-business è gas e petrolio. Però è un’opportunità e ha un potenziale interessante di crescita. Lo è anche in Italia dove abbiamo a disposizione 4 mila ettari per posare pannelli fotovoltaici che per ora con i 15 progetti in esecuzione abbiamo sfruttato per il 10%. Tra 4-5 anni avremo 230 megawatt che si uniscono ai 200 all’estero, ma possiamo fare molto di più”. In un futuro remoto l’Eni potrebbe pensare ad altri business, come ad esempio l’acqua, risorsa che sarà sempre più preziosa? “Come business futuro sinceramente non credo. Ma in Africa l’energia rinnovabile fotovoltaica serve spesso per alimentare le pompe che vengono utilizzate nei pozzi perforati per cercare acqua potabile”, conclude.

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