Per l’Europa un riavvicinamento Usa-Russia “sarebbe positivo, viste le nostre relazioni commerciali dirette”. A sostenerlo, in un forum al ‘Corriere della sera’, è l’amministratore delegato dell’ENI Claudio Descalzi. Alla domanda sul possibile impatto per le compagnie petrolifere del programma annunciato da Donald sotto il profilo ambientale, il manager rileva che “come Trump stesso ha ripetutamente sostenuto la sua politica economica avrà impatto soprattutto sugli Stati Uniti, in termini di maggiori investimenti interni e lavoro. Se la focalizzazione sull’interno sarà forte ci saranno ritorni per tutti i settori economici in generale, non solo per quello petrolifero”, sottolinea. “E se i consumi interni di petrolio e gas dovessero salire, gli Stati Uniti hanno comunque le risorse e la capacità per rispondere all’aumento della domanda con più offerta ‘shale’. Da questo punto di vista è un sistema chiuso che può alimentare la propria crescita”, afferma l’ad. E il passo indietro sull’ambiente? “Forse pochi ricordano che prima della conferenza di Parigi l’America non aveva preso alcun impegno per la riduzione delle emissioni, al contrario dell’Europa, che da Kyoto in poi ha sempre fissato e regolato i propri obiettivi e comportamenti”. “Ma gli Usa, lasciando la questione al libero mercato, sono stati quelli che sulle emissioni hanno avuto l’effetto più importante: lo shale gas, che ha sostituito il carbone, in una decina d’anni ha permesso di abbassare le emissioni del 20%. Credo comunque – prosegue Descalzi – che i Paesi che hanno preso impegni ambientali, come l’Europa ma non solo, andranno avanti qualsiasi cosa pensi di fare Trump. Noi come ENI faremo così”. Quali aspettative ci sono sul fronte delle sanzioni verso Mosca e sui tempi di un possibile allentamento? “Trump ha chiaramente detto che preferisce il dialogo alle sanzioni, ma bisognerà vedere – osserva l’ad di ENI – se dopo il dialogo ci sarà spazio per altro. È ovvio che per l’Europa un riavvicinamento Usa-Russia sarebbe positivo, viste le nostre relazioni commerciali dirette”. “Ma non si può non rilevare che sullo scenario internazionale la Russia, malgrado le mani legate dalle sanzioni, si sia mossa in modo molto dinamico. Prima con la Siria, poi con l’accordo Opec-non Opec. Mosca è riuscita a ricondurre alla trattativa Iran e Arabia Saudita, e a portare a casa un accordo sulla riduzione della produzione di petrolio che tentennava da tre anni. Così facendo ha non solo dato ossigeno a se stessa, ma ha anche risollevato le sorti di molti Paesi produttori che con quei prezzi erano ridotti allo stremo”, osserva. Quanto alla situazione in Libia, “ho letto le interviste del ‘Corriere’ a Haftar e Serraj. Quella al premier libico – afferma Desclazi -mi ha colpito perché per la prima volta ha dato la prospettiva di un cammino da fare, di una strategia basata proprio sul confronto, e sulla comprensione con Haftar. Potrebbe avviarsi una dinamica che fa ben sperare”. Orizzonte più sereno quindi? “L’orizzonte rimane ancora molto oscuro, ma credo che se lasciassimo i libici a lavorare da soli a casa loro, senza ingerenze esterne avrebbero già trovato una soluzione. Dall’esterno ci sono state molte parole ma pochi fatti ed alcune contraddizioni. L’Italia da parte sua ha lavorato sodo, ma è rimasta da sola. Tuttavia è positivo se Serraj e Haftar parlano di un Paese unico. Spero che riescano a trovare una soluzione: libici con i libici, all’interno della Libia”, conclude l’ad.