Vittorio Sgarbi è intervenuto ai microfoni di ECG, format condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano.
Vittorio Sgarbi ha detto la sua sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano: “Era un bell’albergo, ci sono andato volentieri. Una delle famiglie ospiti aveva capito cosa stava accadendo. Il maltempo, il terremoto e la neve ha creato un mix diabolico. Gli ospiti dell’hotel avevano chiesto aiuto cinque ore prima che arrivasse la slavina e questo vuol dire che con i mezzi di soccorso possibili, visto che nove chilometri si possono percorrere con gli elicotteri, con moto sci, si poteva arrivare a soccorrerli e portarli via tutti. Si è capito subito che potevano essere salvati, il signore che era riuscito ad uscire e ha telefonato per avvertire della situazione gravissima che necessitava di un intervento immediato, si è sentito rispondere che se la cosa non era vera poteva essere anche denunciato per procurato allarme. Prima li hanno abbandonati, poi li hanno presi per il culo. I morti potevano essere salvati. Sono passate prima che arrivasse qualcuno le ore che vanno dalle 17.40 alle 4 del mattino e cioè 12 ore. 12 ore inaudite. La colpa è dei vertici, dal Presidente del Consiglio al Capo della Protezione Civile, ai Prefetti, al Ministero degli Interni. Quello che è mancato non sono i mezzi e la capacità, ma proprio la parte decisionale, quella che dipende dalla politica”.
Su chi rimpiange Berlusconi e Bertolaso: “Ha ragione, è ovvio. Bertolaso uno lo rimpiange per le capacità e per le autonomia decisionale. Bertolaso è un uomo intelligente, la differenza tra lui e Curcio è che Bertolaso poteva muoversi subito, mentre Curcio deve aspettare che la presidenza, il ministero o chi per lui gli diano l’ok. Quelle 20 ore fatidiche che sono state necessarie per far arrivare i soccorsi al Rigopiano sono un atto d’accusa da cui sarà difficile uscire. Il magistrato che se ne occuperà dovrà risalire alla catena delle responsabilità, che sono soprattutto politiche, questo è indiscutibile. Bertolaso rispetto a Curcio aveva una autorevolezza e una autonomia differente. La magistratura secondo me avrà molto spazio per individuare colpe, se poi manderà un avviso di garanzia a Gentiloni, a Minniti o non so a chi, individuerà nella politica l’anello debole di questa catena e a questo punto emergerà che era molto meglio la protezione civile di Bertolaso perché era indipendente dalla politica. Mi aspetto che arrivi un avviso di garanzia a Gentiloni e a Minniti. La forza della protezione civile di Bertolaso era assoluta, Bertolaso poteva agire senza dover ricorrere né a una legge specifica né chiedere a un capo politico. Se Curcio ha la totale autonomia allora è colpevole, ma se così non è la responsabilità è politica. Per questo prevedo avvisi di garanzia per Gentiloni e Minniti. Questi avvisi di garanzia mostreranno che la protezione civile è tanto più forte quanto meno deve rispondere alla politica”.
Su Charlie Hebdo: “La precedente vignetta l’avevo giustificata dicendo che non era contro i morti ma contro la mafia. A guardarla bene si capiva che non è che mancasse la pietà per i morti, ma voleva semplicemente dire che la mafia aveva una condizione favorevole per fare affari sulla ricostruzione. Questa qui è la morte che scende sugli sci, è la fotografia della realtà. E’ bello che sia stato trovato qualcuno vivo, ma che ne siano morti venti invece di trenta ciò non toglie che comunque c’erano i morti. Dov’è la provocazione? Queste vignette sono brutte sul piano formale, ma la morte che arriva sugli sci è una fotografia reale, cosa c’è da criticare in questa vignetta? In tanti mi hanno chiesto di attaccare Charlie Hebdo, ma una valanga è la morte che scende con gli sci, cosa c’è da attaccare? Le vignette non sono contro i morti, sulla prima c’era un fondo di verità, la seconda è una immagine della morte che scende sugi sci e li investe ed è una immagine di quanto accaduto in realtà. Invece di arrivare sugli sci i soccorritori, è arrivata sugli sci la morte. La vignetta ha una sua amara verità”.