E’ stata la chimica a mettere il ‘turbo’ alla pittura a olio nell’Ottocento. Nuovi colori gelatinosi ad asciugatura ultra rapida hanno permesso pennellate piu’ fluide e veloci, capaci di immortalare i giochi di luce con un’incredibile resa volumetrica. Lo dimostra uno studio condotto dagli esperti del Centro nazionale per la ricerca scientifica francese (Cnrs) e dell’Universita’ Pierre et Marie Curie di Parigi. I risultati, pubblicati su Angewandte Chemie International Edition, potranno suggerire nuove strategie per una migliore conservazione di queste opere d’arte. Sfruttando diverse tecniche di indagine spettroscopica, i ricercatori hanno ricostruito passo dopo passo il processo chimico di produzione dei colori usati da diversi artisti inglesi dell’Ottocento, come il pittore romantico William Turner: messi a punto grazie ai progressi della chimica, erano ottenuti mescolando i pigmenti ad una matrice fatta con acetato di piombo, olio di semi di lino e resina. Proprio il piombo fungeva da catalizzatore del processo di gelificazione e dava struttura al prodotto. Grazie alle loro peculiari proprieta’ elastiche, questi gel consentivano un’asciugatura molto rapida e quindi davano la possibilita’ di sovrapporre diversi strati di colore, anche spessi, nel giro di breve tempo. Questa innovazione tecnologica ha impresso una svolta importante al mondo della pittura, aprendo la strada ad uno stile piu’ moderno: basti pensare che nel 1841 Turner e’ riuscito a completare ‘L’alba della cristianita” in pochissimi giorni, mentre i vecchi colori a olio usati in precedenza richiedevano un lungo tempo di asciugatura e costringevano gli artisti a impiegare mesi, a volte anni, per realizzare un’opera.