Freddo e neve hanno messo in ginocchio migliaia di imprese agricole soprattutto al Sud, dove si produce il 61% degli ortaggi italiani e il 97% degli agrumi nazionali. Produzioni intere falcidiate dal maltempo o bloccate nei magazzini aziendali per le cattive condizioni stradali, che hanno rallentato fortemente la circolazione dei tir e quindi le consegne di prodotti freschi lungo la filiera. La conseguenza di questo ‘mix’ di fattori è un rialzo immediato dei prezzi al consumo, con aumenti che sono arrivati anche al 230% per zucchine e bietole. Lo afferma la Cia-Agricoltori Italiani. In base alle rilevazioni del Mercato Ortofrutticolo di Fondi (Mof), tra gli incrementi maggiori rispetto allo spesso periodo del 2016 ci sono il +233% delle zucchine siciliane, il +236% della bietolina laziale, il +180% della cicoria, il +100% della lattuga cappuccia, il +83% dei pomodori datterino. Ma rialzi superiori al 60% hanno coinvolto anche cavolfiori, rape e carciofi soprattutto pugliesi. Le perdite per l’agricoltura sono enormi -ricorda la Cia- le nostre stime, in continuo aggiornamento, già parlano di 700 milioni di euro tra danni alle produzioni e alle strutture e mancata commercializzazione. Tuttavia, avverte il presidente di Cia Dino Scanavino, “bisogna stare attenti alle manovre speculative. Aumenti eccessivi dei prezzi dei prodotti freschi (soprattutto ortaggi e verdure) non sono giustificabili, anche perché le quotazioni sui campi non hanno subito alcun aumento. Per questo sollecitiamo le autorità competenti a intervenire per stroncare qualsiasi rincaro e comportamento scorretto lungo la filiera”.