Meningite, esperti ISS: epidemia solo mediatica

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Si tratta solamente di una ‘epidemia mediatica’, in cui il patogeno, che si sta moltiplicando a dismisura, contagiando giornali e lettori, è semplicemente la notizia giornalistica“. E’ il messaggio lanciato da 3 esperti dell’Istituto superiore di sanità, che in un intervento pubblicato online sul sito di Epicentro, tornano sul tema della meningite, “uno degli argomenti più discussi che troviamo su quotidiani e siti web da alcuni mesi, e in particolare dall’inizio del 2017“, sottolineano. L’effetto mediatico, spiegano Fortunato D’Ancona, Maria Grazia Caporali e Paola Stefanelli, “ha generato preoccupazione tra la popolazione generale che si chiede se nel nostro Paese è in atto, o meno, un’epidemia di meningite. In questi giorni, molti servizi vaccinali delle Asl sono in difficoltà per le richieste pressanti da parte dei cittadini che vorrebbero fissare un appuntamento ravvicinato per la vaccinazione contro il meningococco. Obiettivo: la sicurezza di se stessi e dei propri cari“. Ma “è veramente un’emergenza?“, è la domanda che pongono i tre esperti. “La risposta – dicono – è più semplice di quanto molti possano pensare: si tratta solamente di ‘un’epidemia mediatica’“, sottolineano. I dati invece, ribadiscono, “dal punto di vista scientifico ed epidemiologico” dicono che “la diffusione delle malattie invasive (meningiti e/o sepsi) è sovrapponibile a quella dell’anno precedente. Il patogeno più pericoloso, il meningococco, continua a essere responsabile, in Italia, di circa 200 casi l’anno, mentre le forme invasive prevenibili con vaccinazioni dello pneumococco sono in diminuzione“. Gli esperti invitano a consultare i documenti disponibili sul sito dell’Iss per saperne di più. “La scintilla che ha scatenato questa crescente attenzione mediatica sulle malattie invasive da meningococco – ricordano D’Ancona, Caporali e Stefanelli – trova la sua origine nell’anomalo aumento, dal gennaio 2015, di casi da meningococco C nella zona centrale della Toscana. Questo incremento, spiegato con la circolazione in quell’area di un clone di meningococco particolarmente aggressivo, ha innescato una risposta decisa da parte delle autorità sanitarie della Regione Toscana che, per fronteggiarne la diffusione, ha adottato una politica di offerta vaccinale molto ampia a favore della popolazione“. Tuttavia, continuano i tre esperti, “l’obiettivo di ridurre la circolazione di questo patogeno tra i portatori, in modo da limitare il numero di casi. non è stato purtroppo raggiunto neanche nel 2016 (infatti il numero dei casi del 2016 è stato simile a quello del 2015) probabilmente a causa di livelli di copertura vaccinali non ideali in alcune fasce di età e gruppi di popolazione. L’invito pressante alla vaccinazione, come riportato dalla letteratura scientifica, ha avuto l’effetto collaterale di innalzare il livello di preoccupazione“. “Ma se nel 2015, l’attenzione dei media era prevalentemente focalizzata sui casi e sulla situazione locale – riflettono gli esperti Iss – nel 2016 si è lentamente spostata a livello nazionale, senza però che ciò fosse giustificato da un aumento dei casi di meningite meningococcica in altre Regioni. In un anno ci sono circa 1500 segnalazioni di malattia batterica invasiva (a fronte di una popolazione italiana di 60 milioni di abitati) con un atteso di più di 4 casi al giorno nel periodo più freddo. Inoltre, i media spesso riportano anche solo i casi sospetti, segnalando lo stesso caso più volte per sottolinearne il decorso o l’esito della malattia, dando così la falsa sensazione che ci si trovi di fronte a un alto numero di casi prima non presente”. Per contrastare tutto questo, i professionisti della salute, sottolineano D’Ancona, Caporali e Stefanelli, possono “aiutare il processo di acquisizione di consapevolezza dei cittadini sui reali rischi delle malattie batteriche invasive e sulle possibili soluzioni“. Tra le varie azioni individuate dagli esperti: “Rassicurare il cittadino che i rischi di contrarre questa malattia erano, e sono, molto bassi“. E ancora chiarire che “l’offerta vaccinale gratuita prevista dal calendario vaccinale nazionale e/o regionale va sempre accettata perché è disegnata per le categorie di popolazione più suscettibili“; “discutere serenamente con i cittadini sull’opportunità di estendere la vaccinazione per altri patogeni (ad esempio meningococco ACYW-135 e meningococco B)”; spiegare “che non vi è alcuna emergenza o alcuna epidemia nazionale: la vaccinazione può tranquillamente essere programmata dalla Asl a distanza di giorni o settimane, senza un reale aumento di rischio da parte del cittadino“.

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