Discoteche, club, casinò, ristoranti, ma anche musei, mostre e attività ricreative. Un polo del divertimento unico in Italia per internazionalizzare Milano, con a capo del progetto Flavio Briatore.
È questa la proposta dell’architetto Andrea Langhi, che progetta locali da oltre 25 anni, e che conosce per questo molto bene l’argomento
Dopo centinaia di milioni di euro di fondi pubblici spesi la questione dell’area Expo sta cadendo purtroppo nel dimenticatoio e c’è bisogno di rivalutare al meglio l’area, per fare in modo che non deperisca ma possa invece continuare a dare frutti per Milano e l’intero paese.
Per capirne di più ecco un’intervista all’arch. Langhi, per conoscere meglio la sua interessante opinione sulla riqualificazione dell’area Expo.
Cosa fare dell’area di Expo è una domanda che circola da ancora prima dell’apertura. Come sappiamo il rischio è quello di un abbandono progressivo dei 6.300 metri quadri, come avvenuto per quasi tutti i siti olimpici, che da sedi di grandi manifestazioni sono poco alla volta diventati siti abbandonati. “Certo, è successo per via degli eccessivi costi di manutenzione e per la difficoltà a riconvertirli a qualcos’altro” racconta l’architetto Langhi. “Vedo due aspetti da considerare nella riqualificazione dell’area di Expo. Il primo aspetto da considerare è la sostenibilità e autosufficienza economica delle attività che vi si insedieranno. Ovvero, se non si inseriscono attività che siano in grado di autosostenersi finanziariamente sostenere i costi di gestione e manutenzione dell’area, si rischia il fallimento. Banalmente: ad un certo punto occorrerà tagliare l’erba dei prati, irrigare i campi, riverniciare le strutture, sostituire le lampadine. Milano, o Regione Lombardia, o lo Stato italiano non hanno i fondi per fare tutto ciò. Per questo servono dei privati che vogliano investire.” E il secondo? “Il secondo aspetto da considerare è la “vocazione naturale” dell’area Expo. Quest’area è stata immaginata con una forte componente ludica, di intrattenimento. Expo è stato un grande parco tematico, destinato ad accogliere milioni di persone — quindi dotato delle infrastrutture necessarie — con uno scopo educativo, votato al divertimento e al tempo libero.” Da qui la sua proposta. “Esatto. Perché non trasformare quest’area in un distretto dell’intrattenimento? Un’area in cui l’impostazione, le infrastrutture, la logistica, le strutture esistenti come quella di Expo è perfetta per installarci attività di intrattenimento stabili, non temporanee. Questi padiglioni, dalle forme bizzarre e affascinanti sarebbero ideali per trasformarli in discoteche, teatri, ristoranti, casinò. Attività private in grado di attrarre pubblico, di generare reddito, posti di lavoro, usufruendo di una area all’80% già dotata di tutte le infrastrutture che servono. Parcheggi, logistica, accessibilità, servizi, sicurezza, qualità dell’ambiente”. Sulla carta è sicuramente interessante, ma “come” si potrebbe fare per “attrarre pubblico, generare reddito e posti di lavoro”? “Certamente. Questo lo si farebbe offrendo servizio di livello internazionale. Oltre a tutte le attività collaterali che possono venire in mente. Teatri, arene all’aperto, esposizioni temporanee e permanenti, mostre, pop-up restaurant, Bocelli che canta una stagione intera come a Las Vegas, concerti di artisti internazionali, cose mai viste in Italia! Per di più lontano dai centri abitati, per evitare di creare confusione o litigi tra condomini. Guardi, avrei anche il nome: Entertainment District, E.district-Milano. Un polo del divertimento dove concentrare un livello di offerta impossibile da avere in Italia, unico in Europa se non nel mondo. E anche una opportunità di crescita anche per i professionisti di casa nostra che finalmente avrebbero l’opportunità di confrontarsi con un pubblico internazionale, ma stando in Italia! Insomma, un modo per internazionalizzare Milano, non solo per 6 mesi ma per sempre!” Chi valutererebbe il livello di offerta, le barriere all’ingresso, per stabilire chi è all’altezza e chi no? Rischia di diventare il solito gioco di raccomandati e bustarelle, indagati e corrotti? “Io avrei in mente la persona giusta a cui affidare la direzione di tutto ciò: Flavio Briatore Uno dei pochi se non l’unico imprenditore italiano che è stato in grado di internazionalizzare l’intrattenimento in Italia. A lui affiderei la direzione artistica e manageriale dell’E.District. Impossibile? Utopia? Forse. Ma vale la pena provarci” conclude l’architetto Andrea Langhi. Riqualificazione Expo Milano: Esempi di alcuni locali avveniristici dell’ex area Expo, che si potrebbero trasformare in discoteche, club, casinò, ristoranti, ma anche musei, mostre e attività ricreative, per internazionalizzare Milano e l’intero paese.