Più dell’88% degli italiani – il 93,3% tra le donne – cerca informazioni sulla salute sul web. E il 44% ritiene che rivolgersi a internet sia poco o per nulla rischioso. O meglio: queste persone non mostrano preoccupazione per le bufale che circolano su rete e social network. Inoltre, quasi 1 su 2 si affida ai primi risultati dei motori di ricerca senza riflettere sulla veridicità delle fonti. E’ quanto emerge da un sondaggio commissionato da Ibsa foundation for scientific research, condotto su 802 persone e presentato in occasione del workshop ‘E-Health tra bufale e verità: le due facce della salute in rete’, promosso insieme a Cittadinanzattiva. “L’enorme possibilità offerta dalla rete in tema di disponibilità di informazioni può trasformarsi in un pericolo se gli utenti non sono in grado di valutare l’affidabilità di quello che trovano – spiega Silvia Misiti, direttore Ibsa foundation for scientific research – Questo è tanto più vero quanto più sono delicate le aree oggetto delle ricerche. La decisione di iniziare dalle associazioni di pazienti è scaturita dal fato che rappresentano un anello di congiunzione sempre più prezioso tra il mondo dei medici e la necessità dei pazienti che rappresentano”. Incrociando i dati relativi alla frequenza dell’utilizzo del web nella ricerca di informazioni sulla salute e il grado di fiducia della rete stessa, emerge che gli intervistati della fascia di età 24-34 anni vedono nella rete un “supporto” ma sono più “diffidenti” rispetto ai 45-54enni. “Diffidenti a priori” (usano poco il web e lo percepiscono come fonte “ad alto rischio”) sono, invece, gli ultra 65enni. Notevoli anche le differenze rispetto al titolo di studio: a ricorrere alla rete in cerca di informazioni sulla salute è il 96% dei laureati contro il 24,5% di chi non è andato oltre la licenza elementare. Scarsa anche l’attenzione verso le fonti: il 44% si affida per abitudine ai primi risultati della pagina con una differenza rilevante tra i 18-24enni (55%) e gli ultra 65enni (22,7%). “E’ soprattutto quando il cittadino è a caccia di informazioni sulla salute sul web, e questo accade sempre più spesso, che le nozioni di base diventano l’unica arma per difendersi da informazioni parziali o scorrette – spiega Antonio Gaudioso, segretario generale Cittadinanzattiva – ma quando parliamo di ‘health literacy’ non ci riferiamo solo a questo: maggiori competenze significano anche un migliore rapporto tra medico e paziente. Un circolo virtuoso che spesso si traduce in una terapia più efficace e quindi una salut migliore. E’ una materia di cui in Italia si parla ancora troppo poco ma che ha e avrà una rilevanza sempre maggiore”. Ma per imparare a difendersi dalle bufale in rete arriva anche il primo decalogo sulla ‘health literacy’. Tra i consigli, stilati e presentati in occasione dell’incontro: prestare massima attenzione alle fonti, privilegiando le pagine ufficiali di organizzazioni riconosciute e affidabili; fare attenzione a forum e blog, fonti “insidiose” che suscitano empatia ma non è detto abbiano affidabilità scientifica; controllare la data di pubblicazione dei contenuti che potrebbero non essere più attuali; non cercare solo conferme; fare attenzione all’effetto paura quando cerchiamo sul web sintomi (veri o presunti). E ancora: non vergognarsi di chiedere al medico di ripetere, se parla rapidamente o con termini troppo tecnici; farci accompagnare da qualcuno nelle visite più importanti; ripetere quello che si è capito rispetto alla patologia e al percorso di cura prima di congedarci dal medico; capire a cosa servono i farmaci che si prendono. Infine diffidare dai siti che dicono come curarci ma confrontarsi con un professionista da cui ricevere informazioni e le cure adatte alla sua condizione.