Teramo: una città ricca di storia e spettacolari monumenti [GALLERY]

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Teramo, situata a 264 m di altezza, è una città molto antica di circa 52.000 abitanti. Incorniciata nello scenario del Gran Sasso e dei Monti della Laga, fu antichissima colonia fenicia, chiamata Pretut, meta delle migrazioni di vari popoli tra cui Piceni e Sabini, spinti verso sud dalle migrazioni degli Umbri. La città era il centro principale della popolazione dei Pretuzi. Conquistata, in seguito, dal console romano Manio Curio Dentato, divenne municipio, mentre fu Tito Tattajeno ad ascriverla alla regione Velina. Sotto il dominio imperiale, la città conobbe un periodo di grande prosperità e splendore, testimoniato dalla costruzione, in particolare sotto Adriano, di templi, terme e teatri. Teramo seguì le sorti dell’impero e, durante le invasioni barbariche, fu distrutta dai Goti.

TERAMO Passata con varie vicende dai Longobardi ai duchi di Spoleto, ai Franchi di Carlo Magno, ai Normanni e agli Angioini, fu messa a ferro e fuoco dal conte Roberto di Loretello, governatore della città in nome di Guglielmo I. Fu allora che la città incominciò lentamente a risorgere. Teramo fu data in feudo ai vescovi, e fu specialmente sotto uno di loro, il vescovo Sasso, che furono concessi molti privilegi agli abitanti: ciò attirò molti forestieri, che in poco tempo ripopolarono quel territorio divenuto quasi deserto. Enrico di Melatino e Antonello De Valle si disputarono a lungo il dominio della città, che subito si divise in due partiti, l’uno detto degli Spennati, l’altro dei Mazzaclocchi, infeudati rispettivamente ai Melatino e ai De Valle. Le lotte si conclusero con la tirannia dei De Valle, ai quali successe il Melatino e Andrea Matteo Acquaviva, che si nominò Duca d’Atri e Signore di Teramo, e fu ucciso in seguito dai suoi stessi partigiani. Teramo, sino al 1770, seguì le sorti del reame di Napoli, godendo di una larghissima libertà comunale. L’amministrazione era nelle mani di 48 famiglie che componevano l’ordine dei consiglieri e monopolizzavano tutti i pubblici uffici, mentre per le questioni più gravi veniva radunato un parlamento generale ove intervenivano tutti i capi di famiglia. Nel Settecento e nell’Ottocento Teramo ebbe una vivace vita culturale aprendosi alle idee illuministe di illustri studiosi, come Melchiorre Delfico, cui diede i natali. L’11 dicembre 1798 la città fu conquistata dai Francesi che vi proclamarono la repubblica: l’anno seguente la abbandonarono.Nel 1814 Teramo insorse contro il governo Murat, e distrusse la statua che era stata eretta a Giuseppe Bonaparte.

TERAMO 1La città continuò a essere Capoluogo di Provincia anche dopo che, nel 1815, il Regno di Napoli assunse il nome di Regno delle Due Sicilie. Di quest’ultimo Regno seguì le sorti fino al 1860, anno in cui le truppe piemontesi-savoiarde, attraversato il confine del fiume Tronto, penetrarono, senza dichiarazione di guerra, nel territorio del Regno e sconfissero l’Esercito Borbonico. Successivamente, nel 1861, fu proclamata l’Unità d’Italia. Cosa visitare a Teramo? Il Duomo, la cui costruzione, iniziata nel 1158, è in stile romanico e, nella parte superiore, assume uno stile gotico, essendo stata realizzata sotto l’episcopato di Niccolò degli Arcioni. Al suo interno si trovano il prezioso paliotto d’argento di Nicola da Guardiagrele e il polittico dell’artista veneziano Jacobello del Fiore. Chiesa cattedrale sede della diocesi e del vescovo aprutino, che godendo del titolo di principe di Teramo, oltre che di conte di Bisegno e barone di Rocca Santa Maria, ebbe almeno sin dai tempi del vescovo Guido II, il rarissimo privilegio di celebrare la Messa armata.

TERAMO 2Numerose altre sono poi le chiese presenti nell’antico centro storico di Teramo: la chiesa di Sant’Antonio (XIII secolo) sita in Largo Melatini, di fronte ai Portici Savini e alla medievale Casa dei Melatino; la chiesa e convento di San Domenico (XIII secolo) in corso Porta Romana; la chiesa del Santo Spirito (XIV secolo) che si affaccia su Largo Proconsole proprio al fianco dell’antica statua romana di Sor Paolo Proconsole (I secolo a.C.) e, “immersa” tra gli edifici di Corso Cerulli (dai teramani comunemente chiamato “Corso vecchio”), la piccola chiesetta di Santa Caterina (IX secolo). Da visitare, inoltre, il bel Convento di San Giovanni, il settecentesco palazzo Delfico, il Palazzo Vescovile, la Loggia del Municipio, Casa Capuani, la Biblioteca, intitolata al Delfico, il Museo Civico, il Museo Archeologico e la Pinacoteca, incastonati nella cornice della villa comunale, il Castello della Monica, l’Osservatorio di Colle Urania, a pochi chilometri dal centro storico, fondato nel 1890 da Vincenzo Cerulli. La gastronomia teramana è sorprendentemente ricca e varia e trae da antichissime tradizioni contadine i suoi inconfondibili profumi e sapori. Un vero e proprio rituale propiziatorio si celebra all’arrivo della primavera, ogni primo maggio, con la preparazione delle Virtù, ed un altro piatto principe della cucina teramana sono i Maccheroni alla chitarra o “Chitarra con le pallottine”, per non parlare, poi, della “Zuppa di ceci, funghi e castagne”.

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