L’obiettivo in queste ore è salvare vite e risolvere le emergenze legate alla viabilità, alla mancanza di elettricità, alle migliaia di nuovi sfollati, che affliggono circa 200 comuni nel cuore d’Italia. Le polemiche bisogna metterle da parte, perché durante l’emergenza fanno perder tempo prezioso. Ma che qualche problema organizzativo ci sia stato nelle ore successive alla grande nevicata e il terremoto di mercoledì appare evidente. Alla Dicomac di Rieti, il centro di coordinamento nazionale della protezione civile attivato l’estate scorsa, dopo il primo devastante terremoto, si lavora sodo da mesi: la struttura riunisce forze dell’ordine, vigili del fuoco, volontari, amministratori locali, istituzioni nazionali, sovrintendenze e tecnici. Il centro – spiega Alessandra Lemme per LaPresse – coordina chi lavora per i territori colpiti dal terremoto e da Rieti fornisce indicazioni a soccorritori, a istituzioni, organi di informazione. Un grande cervello che ha il compito di gestire le fasi di emergenza, già quattro in pochi mesi, e quelle successive. L’ultima emergenza ha avuto caratteristiche diverse dalle precedenti: innanzitutto perché le tre scosse di magnitudo superiore a 5 che si sono succedute a distanza di poco nella mattinata di mercoledì hanno colpito un territorio coperto dalla maggior nevicata degli ultimi anni; in secondo luogo per la vastità dell’area interessata, che arrivava da Amatrice a Pescara, passando per l’Aquila.Questi due aspetti hanno di fatto creato un corto circuito e rallentato l’arrivo dei soccorritori.In pochi minuti, subito dopo le 10:24 di mercoledì, sono arrivate alla Dicomac migliaia di richieste di aiuto. I soccorsi sono partiti, tra mille difficoltà a causa del maltempo che imperversava sulle quattro Regioni interessate e, ancora prima che vigili del fuoco e forze dell’ordine riuscissero a raggiungere gli obiettivi, le altre due forti scosse si abbattevano su case, strade, stalle coperti da una pesante coltre di neve.I soccorsi in alcune aree sono arrivati dopo ore, e quando nel pomeriggio una valanga ha coperto l’hotel Rigopiano, alle pendici del Gran Sasso, i ritardi sono stati ancora maggiori.Dall’albergo, prima della slavina, era partita una disperata richiesta di aiuto. Gli ospiti avevano paura, della neve, dell’allerta slavine, del terremoto, ma non potevano muoversi perché la struttura si trovava nel bel mezzo di una bufera. Quando le operazioni di salvataggio sono partite, ore dopo che la valanga aveva distrutto l’albergo, guardia di finanza, vigili del fuoco e gli altri soccorritori hanno lavorato in condizioni al limite, senza mai fermarsi, e continuano così da quasi due giorni.Ma i dubbi sui tempi dei soccorsi restano, tanto che proprio su questo aspetto si concentrerà, tra l’altro, la procura di Pescara che sulla tragedia dell’albergo ha aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio plurimo colposo, per ora senza indagati.