Dalle critiche per le ‘rassicurazioni’ alla vigilia del Terremoto del 2009 all’Aquila alle polemiche per l’allerta su possibili altre scosse all’indomani della nuova sequenza nell’Appennino Centrale. Il ruolo della comunicazione resta sempre un nodo centrale nel caso di grandi emergenze nazionali. Un settore nel quale “l’Italia ha fatto dei significativi passi in avanti dall’Abruzzo, ma dove certamente molto c’e’ ancora da fare“, sostiene il prof. Stefano Cianciotta, docente di Comunicazione di crisi all’Universita’ di Teramo. “La comunicazione – spiega Cianciotta – e‘ una parte fondamentale dell’organizzazione e quello che manca ancora nel nostro Paese e’ la costruzione di modelli teorici, ma poi ovviamente che producano effetti pratici, che gia’ nella fase di definizione prevedano sostanzialmente il ‘chi fa cosa’. In questo momento – sostiene il docente – l’Italia difetta molto sul piano della pianificazione e della prevenzione di eventuali rischi. Basti pensare a quello che e’ accaduto qualche giorno fa a Roma con la responsabilita’, lasciata in carico alle maestre, di decidere se chiudere o meno le scuole”.
Questo, secondo Cianciotta, non puo’ accadere in un Paese evoluto “dove serve una definizione dei rischi concreti ed e’ fondamentale pianificare le azioni e quindi gli strumenti di supporto alla comunicazione“. Negli ultimi anni, rileva l’esperto in comunicazione, c’e’ stata una corsa incisiva di tutti i comuni all’approvazione di Piani di protezione civile. “Ma questi piani – avverte Cianciotta – se restano dei documenti formali, e quindi se sono dei meri adempimenti, servono a poco. E’ fondamentale invece che diventino dei documenti che non solo individuano e valutano i rischi, ma che poi riescono a comunicarli e a trovare nella popolazione un target privilegiato con il quale fare attivita’ di formazione e di prevenzione“. Insomma, una nuova cultura delle prevenzione che, secondo Cianciotta, deve ripartire necessariamente dal basso: dai cittadini, e soprattutto, dai bambini. “Questo – spiega – e’ un tema molto simile a quello che ha rappresentato negli ultimi decenni la comunicazione sociale. Pensiamo solo ai grandi passi in avanti che sono stati fatti nella raccolta differenziata, partendo innanzitutto dalle scuole. Adesso – conclude – e’ fondamentale ricostruire la prevenzione partendo proprio da un sistema di formazione che abbia nei piu’ piccoli un target di riferimento fondamentale“.