Il Soave, in qualità di primo paesaggio rurale di interesse storico d’Italia, godrà di tutela e di attenzione da parte dello Stato grazie all’articolo 7 del Testo Unico sul vino in base al quale: “lo Stato promuove interventi di ripristino, recupero, manutenzione e salvaguardia dei vigneti delle aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico o aventi particolare pregio paesaggistico, storico e ambientale, di seguito denominati «vigneti eroici o storici».
La normativa, recentemente approvata, oltre a riassumere in soli 90 articoli tutte le leggi che regolavano il settore vitivinicolo, diventa in pratica lo strumento legislativo a cui fare riferimento in vista di effettive e reali azioni di tutela, valorizzazione e salvaguardia da parte dei soggetti che ne soddisfino i requisiti.
La doc veronese, con la dicitura “Le Colline vitate del Soave”, è la prima denominazione italiana ad ottenere il riconoscimento di “Paesaggio rurale di interesse storico” entrando a far parte del “Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali” istituito dal Ministero delle politiche agricole e forestali con decreto ministeriale n.17070 del 19 novembre 2012.
Grazie all’articolo 7 del testo Unico l’importanza di questo riconoscimento nel Soave non resta solo su carta ma diventa effettiva dal momento che esistono i requisiti per rientrare in specifiche azioni di tutela e salvaguardia poste in essere dallo Stato.
«Tra le più significative novità – sottolinea Arturo Stocchetti, presidente del Consorzio del Soave – va rilevato il valore attribuito al concetto di vitigno tipico autoctono (art 6) e l’enunciato dell’articolo 7 che pone le basi per azioni concrete nel nostro comprensorio produttivo. In questi contesti eroici sono nate le prime zone vitivinicole venete e italiane e oggi queste aree hanno un maggiore bisogno di tutela a fronte della crescente concorrenza nei mercati. Si tratta di una novità assoluta foriera di nuovi scenari nel sistema vitivinicolo nazionale che, anche a causa di una inefficace attuazione delle norme legate alla distribuzione delle nuove autorizzazioni all’impianto, vede l’espansione dei vigenti sempre più verso la pianura».
Ruolo di primo piano in questa nuova partita viene dato ai consorzi di tutela. I consorzi avranno infatti competenze rafforzate in materia di tutela, di valorizzazione ma soprattutto di gestione delle denominazioni. «Molto – conclude Stocchetti – dipenderà dalla formulazione dei tanti decreti attuativi che dovranno essere approvati. Sia la protezione delle denominazioni a livello Europeo (art. 32) sia la norma più snella per le rivendicazioni o le modifiche delle DOC (art. 38) sia il ruolo del consorzio nella gestione della denominazione (art. 39), unitamente alla determinazione dell’obbligo di contribuire alle azioni consortili per tutti gli utilizzatori della denominazione (art. 81), confermano tuttavia la centralità dei consorzi nel sistema vitivinicolo italiano fatto di territori, di piccoli produttori e di vitigni unici».