Viaggio in Islanda alla scoperta del Parco Nazionale di Skaftafell [GALLERY]

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Siamo in Islanda meridionale. E’ qui che si trova il Parco Nazionale di Skaftafell, istituito nel 1967 e ampliato varie volte, caratterizzato da immensi e spettacolari ghiacciai, vette maestose, cascate spumeggianti, detriti dei ghiacciai che vengono trasportati a valle, creando immense pianure.Il parco, aumentato di dimensioni nel 1984, fino a raggiungere i 1736 kmq e andando ad includere anche una parte importante del ghiacciaio Vatnajokull; ulteriormente ampliato nel novembre del 2004 fino a 4807 kmq, è un luogo incontaminato e incantato.

La sua peculiare conformazione geografica, infatti, mostra tutti i processi di trasformazione di un ghiacciaio vivo e pulsante: le morene in formazione, i crepacci, i laghi di escavazione glaciale e le lingue di ghiaccio che scorrono verso il mare, creando scenari lunari e mozzafiato. Numerose sono le attrazioni naturali da vedere nel Parco Nazionale di Skaftafell: la vallata Morsárdalur di 10 km di lunghezza, con il boschetto di altissimi salici e betulle (Bæjarstaðarskógar) nelle vicinanze di una stupenda piccola piscina geotermica; il monte Kristínartindar, cratere eroso dell’antico vulcano estinto Skaftafell formato da una cima principale di 1126 m di altitudine (a nord) e da due picchi inferiori (a sud e ad est).

Da non perdere, inoltre, il ghiacciaio Skaftafellsjökull, propaggine della grande calotta glaciale del Vatnajökull che ricopre il vulcano attivo di Grimsvötn; la cascata Svartifoss (Cascata Nera) che ricade da circa 12 metri davanti a formazioni basaltiche nere a canna d’organo esagonale di origine vulcanica.Il parco è un luogo magico in cui ogni scorcio, ogni immagine, ogni sguardo regala emozioni uniche, guidati da una rete estesa di sentieri per escursionisti più o meno preparati, camminate e trekking, sfruttando il clima favorevole e le giornate soleggiate estive .Al suo interno, oltre a molte specie di uccelli e volpi artiche, sono presenti due fattorie, le uniche sopravvissute rispetto a quelle presenti nel Medioevo, poi abbandonate a cause di eruzioni vulcaniche che provocarono slavine ghiacciate.

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