L’Italia è un paese sismico. E lo è da milioni di anni, a causa di movimenti tettonici su vasta scala. Abbiamo la sfortuna di trovarci proprio sul confine fra due placche tettoniche (quella Africana e quella Eurasiatica) che qui collidono dando luogo a una zona altamente “movimentata”. Non solo terremoti ma anche vulcani caratterizzano il nostro paese, proprio in virtù di questa tettonica molto attiva. Quest’area “movimentata”, caratterizzata da terremoti frequenti e potenti, coinvolge non solo l’Italia ma anche i Balcani, la Grecia, la Turchia e il sud della Spagna. Siamo un paese geologicamente giovane, e questo se da una parte comporta grandi rischi geologici, ci regala anche grandi bellezze geografiche (catene montuose alte e non ancora erose, un paesaggio vario e affascinante).
All’interno del nostro paese ci sono comunque aree dove la sismicità è maggiore e dove quindi i terremoti sono più frequenti e più forti. Infine ci sono aree dove le caratteristiche geologiche del terreno e della morfologia locale possono comportare amplificazione delle onde sismiche. Inoltre a fronte di ogni terremoto influisce molto anche lo stato delle costruzioni: case vecchie, mal costruite, o senza proprietà anti-sismiche, sono più vulnerabili a scosse sismiche anche relativamente piccole.
Per questo è fondamentale conoscere la sismicità della propria area ma anche le caratteristiche dell’edificio in cui si vive.
Per sapere la sismicità della propria zona ci sono molti strumenti ormai, tutti disponibili in pochi click su internet. A questo link della Protezione Civile si può trovare la classificazione sismica dell’Italia, suddivisa in zone: dalla 4, la meno sismica (ma non bisogna fare l’errore di considerarla “asismica”) alla 1, la più sismica. Le zone 1 e 2 sono in generale le più pericolose: sono cioè aree dove i terremoti con magnitudo alta sono piuttosto frequenti. Le zone 3 e 4 sono meno pericolose, ma come si diceva in precedenze non esenti da rischi. Abitare cioè in zona 4 vuol dire abitare in una zona dove nell’arco della propria vita sarà molto più difficile subire un forte terremoto, di quanto non accada per una persona che vive in Zona 1.
A questo link dell’INGV le Zone Sismiche con dati utili anche per i progettisti.
Le zone vengono stabilite sulla base della probabilità che il territorio venga interessato in un certo intervallo di tempo (generalmente 50 anni) da un evento che superi una determinata soglia di intensità o magnitudo. Servono inoltre ai fini della costruzione di nuovi edifici, che devono rispettare determinate regole antisismiche a seconda della zona in cui si trovano (Norme Tecniche per le Costruzioni (Decreto Ministeriale del 14 gennaio 2008).
Una volta conosciuta la zona in cui si risiede, (si può verificare a questo link la tabella con tutti i Comuni d’Italia e relativa classificazione sismica), bisognerebbe anche verificare, laddove possibile, se sono presenti fenomeni di amplificazione. Localmente ci possono infatti essere le condizioni per un‘amplificazione delle onde sismiche. Ad esempio, le abitazioni costruite sopra terreni fluviali, o lacustri, tendono a subire una amplificazione delle onde, mentre quelle costruite sopra la roccia sono meno soggette a questo fenomeno.
Ci sono poi aree soggette a frane, sempre causate da terremoti, o dal pericoloso fenomeno della liquefazione del suolo. Si possono consultare le carte di Microzonazione sismica. Non è ancora facilissimo trovarle su internet, ma digitando “carta di microzonazione sismica” seguito dal nome della propria località, si possono trovare documenti dettagliati in pdf. Questo aiuta ad avere un dato in più sulla situazione del proprio edificio. Per non improvvisarsi geologi non essendolo (i parametri da verificare sono tanti) si può coinvolgere un geologo professionista affinché esegua una relazione geologica dei rischi della propria abitazione.
Infine esiste l’aspetto della sicurezza dello stabile. Nei primi anni 2000 era stato inserito il “fascicolo del fabbricato“, un documento obbligatorio per ogni edificio, che serviva a tenerne sotto controllo la storia, la stabilità, la sicurezza, la vulnerabilità anche rispetto al rischio sismico. Abolito incomprensibilmente dieci anni fa, i geologi ne richiedono da tempo il reinserimento come ulteriore strumento per la prevenzione sismica, insieme allo stanziamento di fondi per una grande opera di messa in sicurezza dei luoghi più a rischio del paese.