Caccia a nuovi mondi: più vita con l’idrogeno vulcanico

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Si moltiplicano gli sforzi alla ricerca di eventuali tracce di vita su nuovi mondi. Dopo l’annuncio della scoperta di Terre gemelle nel sistema planetario di Trappist-1, un nuovo studio di astronomi della Cornell University ipotizza un nuovo possibile scenario. L’idrogeno vulcanico prodotto in alcuni esopianeti – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – farebbe aumentare le chance di trovare vita nel Cosmo. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati su The Astrophysical Journal Letters.

“Su pianeti freddi ogni potenziale forma di vita sarebbe seppellita sotto strati di ghiaccio, e questo ne renderebbe davvero ardua l’individuazione – afferma Ramses Ramirez, del Carl Sagan Institute presso la Cornell University e coordinatore del team di ricerca -. Ma, se la superficie fosse abbastanza calda, grazie proprio all’idrogeno vulcanico, la vita potrebbe lasciare diverse tracce individuabili in superficie”.

Secondo gli autori, le condizioni create dall’idrogeno, per esempio un aumento dell’effetto serra, determinerebbero un’espansione del 30-60% delle zone di abitabilità. Si tratta di quelle regioni di spazio in cui un esopianeta, né troppo vicino né troppo lontano dalla stella madre, si viene a trovare in una condizione ottimale per ospitare acqua allo stato liquido in superficie. E, di conseguenza, per poter incubare la vita.

“Aggiungere idrogeno all’atmosfera di un esopianeta è una buona cosa se sei un astronomo che sta cercando di osservare potenziali tracce di vita con un telescopio o una missione spaziale – sottolinea Ramirez -. Rispetto a un pianeta senza idrogeno, infatti, un eventuale segnale viene in questo modo amplificato”.

La zona di abitabilità nel Sistema Solare, spiegano gli autori, si estende fino a 1,67 volte la distanza Terra- Sole. Con la presenza di idrogeno vulcanico arriverebbe fino a 2,4 volte, raggiungendo così la fascia degli asteroidi tra Marte e Giove. “In questo modo – conclude Ramirez -, si andrebbero ad aggiungere ai possibili candidati a ospitare la vita anche mondi considerati finora troppo freddi”.

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