Forse non tutti conoscono il vero significato della Candelora. Il 2 Febbraio la Chiesa Cattolica celebra la della Presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme, nell’adempimento della Legge Giudaica riguardante i primogeniti maschi, detta anche “Festa delle luci”. Quaranta giorni dopo il Natale, infatti, Gesù fu condotto da Maria e Giuseppe al Tempio, sia per adempiere quanto prescritto dalla legge mosaica, sia soprattutto per incontrare il suo popolo credente ed esultante. Al Tempio Maria e Giuseppe incontrano Simeone e Anna. Perché dunque il nome Candelora? La risposta si trova tra le parole pronunciate da Simeone, nel suo celebre “Cantico” riportato dal Vangelo di Luca, mentre teneva in braccio Gesù Bambino: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele» (Luca 2,29).
Cristo è la “luce per illuminare le genti”; da cui il chiaro riferimento alle candele ed al nome che ne deriva. In realtà la festa è anche detta della Purificazione di Maria poiché, secondo l’usanza ebraica, dopo quaranta giorni dalla nascita di un maschio la madre, considerata impura, doveva recarsi al Tempio di Gerusalemme per purificarsi: il 2 Febbraio cade quaranta giorni dopo il 25 Dicembre (giorno della nascita di Gesù). Le origini storiche della Candelora sono legate soprattutto alle divinità romane. A metà febbraio essi celebravano i Lupercali o Lupercalia, la cui cerimonia era legata alla famosa lupa che allattò Romolo e Remo, che culminava il 15 del mese…proprio nei giorni nefasti di febbraio, mese purificatorio, in onore del dio Fauno nella sua accezione di Luperco, protettore del bestiame ovino e caprino dall’attacco dei lupi. Secondo un’altra ipotesi, avanzata da Dionisio di Alicarnasso, i Lupercalia ricordano il miracoloso allattamento di Romolo e Remo da parte di una lupa che aveva da poco partorito. Plutarco descrive minuziosamente i Lupercalia nelle sue “Vite parallele”, celebrati nella grotta chiamata Lupercale, sul colle Palatino dove, secondo la leggenda, i fondatori di Roma, Romolo e Remo, sarebbero cresciuti allattati da una lupa. La festività si teneva a metà febbraio perché questo mese era il culmine del periodo invernale, nel quale i lupi, affamati, si avvicinavano agli ovili, minacciano le greggi.
Nelle feste che cadevano la seconda quindicina di gennaio, però, era ricordata anche Iunio Februata, (Giunone Purificata) e Iunio Sospita (Giunone Salvatrice) in quanto Giunone era protettrice dei parti e delle fecondità e le celebrazioni a lei dedicate assicuravano non solo la fertilità alle donne, ma anche la salute e la forza per portare a termine le gravidanze. Giunone era anche detta Lucina, ossia “dea della luce”. Alla pastorizia e agli armenti era legata la festa di Imbolc, antica festività celtica del culmine dell’inverno che cadeva il 1 febbraio; termine che significa “in grembo” in riferimento alla gravidanza delle pecore; così come Oimelc sta per “latte ovino”indicando che, in origine, si trattava di una festa legata alle pecore da latte; che cadeva in un periodo in cui venivano alla luce gli agnellini e le pecore producevano latte. La festa pagana che celebrava la luce (che si manifestava con l’allungamento del giorno” e con la speranza dell’arrivo della primavera, era sotto gli auspici della dea Brìgit, dea della conoscenza di carattere miracoloso e magico, al cui sapere si associava il dominio della poesia, il patrocinio sulle arti manuali e spirituali, trasformata, con la cristianizzazione, nella ricorrenza di Santa Brigida.