Esplorazione robotica sotto il monte Erebus: test sotto zero per mondi distanti

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Prove tecniche per una missione verso mondi alieni ghiacciati. Aaron Curtis ricercatore del Jet Propulsion Laboratory della NASA ha trascorso un mese ad esplorare le grotte di ghiaccio situate sotto il monte Erebus un vulcano che svetta con i suoi 3.794 metri sull’Isola di Ross in Antartide. Le temperature nella zona proibitive per la maggior parte dell’anno non hanno frenato gli studi degli scienziati: l’Erebus infatti è uno dei pochi vulcani al mondo con un lago di lava visibile oltre il bordo del suo cratere principale.
Il vulcano – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – per queste sue caratteristiche è anche l’ambiente ideale per testare le tecnologie robotiche necessarie all’esplorazione di mondi ghiacciati come Europa, quarto satellite naturale di Giove. “Le temperature della luna sono molto più estreme  – parecchie centinaia di gradi sotto lo zero – e, essendo Europa situata all’interno della magnetosfera di Giove, la sua superficie è bombardata da ioni ed elettroni intrappolati all’interno del campo magnetico del pianeta gigante”.

Curtis, alla sua settima visita sul monte Erebus, ha testato durante la sua permanenza un robot, un trapano e una tecnologia di mappatura computerizzata che potrebbe essere usata per le analisi da effettuare sui mondi ghiacciati del Sistema Solare.
L’Erebus ha un proprio mondo sotterraneo particolarmente interessante per gli scienziati: i gas del vulcano hanno scavato grotte maestose dotate di soffitti di ghiaccio, dove il calore sprigionato dai gas caldi mantiene  la temperatura intorno a zero gradi Celsius.  Nel corso degli anni sono stati scoperti alcuni microorganismi che vivono al loro interno e la loro presenza suggerisce che una qualche forma di vita possa essere possibile anche su pianeti distanti con un sistema di grotte simili.
Alcuni degli strumenti testati da Curtis sul vulcano comprendono l’Ice Screw End Effector (ISEE) una sorta di trapano progettato per essere installato a bordo di  un robot, il LEMUR:  questo trapano consentirebbe al robot di arrampicarsi  e di estrarre i campioni di ghiaccio. Una tecnologia del genere potrebbe essere in grado di verificare la presenza dei composti chimici compatibili con la presenza di vita.
Un altro test ha riguardato PUFFER un robot dalla curiosa forma di origami in grado di esplorare aree più vaste. Sperimentato in ambienti desertici, il robot è stato dotato di ruote piatte in grado di affrontare ambienti nevosi. L’ultimo strumento messo alla prova è un sensore di luce per la realizzazione di mappe 3D delle grotte. Il ghiaccio è un materiale altamente riflettente e questa sua peculiarità lo rende poco adatto alla creazione di modelli a tre dimensioni.
“Le prove sul campo – ha detto Alan Parness a capo del Robotic Prototyping Lab – mostra che anche se i nostri prototipi non sono pronti per funzionare perfettamente in un’ambiente così ostile, siamo sulla buona strada per la creazione di strumenti in grado di affrontare le difficoltà che potremmo trovare su mondi molto distanti dalla Terra”.

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