E’ confermata la collocazione dell’Amfepramone tra le sostanze inserite nella tabella prevista dal “Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza” e il cui uso integra reato. L’ha deciso il Tar del Lazio respingendo un ricorso proposto, tra gli altri, dal dott. Mathias Christian Zohougbogbo, promotore di un metodo per la cura dell’obesità. Il ricorso proposto sollecitava l’annullamento del decreto con il quale il ministero della Salute, nell’agosto 2011, dispose l’aggiornamento e il completamento delle tabelle contenenti indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, escludendo che possa essere utilizzata in Italia parte della produzione di Amfepramone, Fendimetrazina e Fentermina e Mazindolo.
La prima sostanza e’ quella utilizzata nella cosiddetta ‘Metodica Terapeutica Zohoungbogbo’ per curare la iperfagia, la bulimia e l’attrazione fatale verso i carboidrati. Per il Tar “si deve concordare con quanto dalla difesa erariale sostenuto e che cioe’ non risulta che il ricorrente abbia chiesto, ai sensi della normativa in materia di medicinali, la registrazione all’AIFA della sua ‘Metodica Terapeutica’ ne’ che siano in corso sperimentazioni cliniche per dimostrare qualita’ efficacia e sicurezza di tale metodica e delle relative preparazioni. E che l’unico mezzo che avrebbe il ricorrente di rendere ufficiale e lecita l’utilizzazione della metodica sarebbe quello di ‘chiedere all’AIFA di procedere ad una sperimentazione, secondo gli usuali canoni di scientificita’ e secondo le regole comunemente accettate dalla letteratura scientifica'”.