Green economy: in Sicilia la joint venture che sviluppa la tecnologia NASA

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Si chiama ‘Arca Servizi Energetici‘ la joint venture che porterà un po’ di NASA in Sicilia, lanciando due progetti pilota tra l’isola, l’Algeria e la Tunisia. L’idea è quella di puntare alla green economy attraverso la tecnologia a stelle e strisce della Solergy Inc che sviluppa materiali in uso nel centro di ricerche aerospaziali. La joint venture, che avrà sede ad Alcamo (Trapani), vedrà la luce tra qualche giorno per iniziativa della siciliana Arca Energia e opererà in tandem con la modenese Energynet Esco. La start up sarà presentata domani, alle 9.30, durante un convegno che si terrà nell’ex convento degli Agostiniani a Castelvetrano. In Sicilia ‘Arca Servizi Energetici’ mette al centro i Paes (Piani di sostenibilità ambientale ed efficienza energetica) dei Comuni: 800 euro d’investimento medio per abitante e il 20% in meno di emissioni di Co2. E programma, da qui a un anno, l’assunzione, tra l’isola e due paesi del Maghreb, di 150 unità tra ingegneri (32), amministrativi (5), addetti al call center aziendale (6) e impiegati con varie mansioni. “Sarà una società di servizi integrati per il risparmio energetico – afferma Giovanni Alesi, amministratore di Arca Energia – che, con la formula del partneriato pubblico-privato, applicherà il project financing fornendo prestazioni quasi a costo zero per i committenti“. Un obiettivo possibile, spiega Giuseppe Miceli, ingegnere e responsabile tecnico del progetto, “grazie all’efficienza energetica di microchip che sviluppano la tecnologia in uso a Houston generando il 40% in più di energia elettrica per watt rispetto al pannello solare tradizionale e abbattendo così il costo dell’energia“. Il sistema è definito “a concentrazione su celle a multigiunzione” e ha consentito l’anno scorso a Solergy Italia, controllata del gruppo americano, di ottenere il premio Sviluppo Sostenibile 2015, con medaglia del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Impianti fotovoltaici con una vita utile minima di oltre 40 anni contro i 20-25 della tecnologia esistente, in grado, di generare “fino a tre volte l’energia elettrica di un impianto fotovoltaico tradizionale” e “cogenerare calore senza alcun costo aggiuntivo“. Infine, sottolinea Miceli, “impianti a zero costi di smaltimento rispetto al fotovoltaico convenzionale“. Una tecnologia che la società stima generi un volume d’affari che a regime supererà i 35milioni di euro. e che, nei giorni scors, ha portato sui tavoli della Steg Energies Renouvelables, a Tunisi, e della Renewable Energy Committee, ad Algeri, la realizzazione di due progetti nel solco di Cop21 e Cop22, gli accordi di Parigi 2015 e Marrakech 2016 sulla riduzione dei gas serra e la limitazione del surriscaldamento del pianeta. A Tunisi il progetto prevede l’investimento di 22 milioni di euro di fondi internazionali, messi a disposizione in forza del protocollo di Kyoto, per un impianto di 10 Mgw. Ad Algeri dovrebbe venir fuori una società mista italo-algerina per produrre con tecnologia Solergy, nel prossimo futuro, impianti ad alta efficienza energetica da fonti rinnovabili che faranno leva su risorse nazionali e internazionali.

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