Circa quattro secoli fa, Galileo ha iniziato una vera e propria rivoluzione scientifica puntando il suo telescopio verso il cielo. Ora un nuovo filone di ricerca sta in un certo senso ribaltando la prospettiva galileiana, puntando potenti telecamere verso la Terra per valutare lo stato di salute del pianeta.
Questo approccio – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – ha permesso a un team internazionale di astrofisici ed ecologi di utilizzare i dati raccolti ‘dal cielo’ per mettere a punto un piano di protezione delle specie a rischio.
I ricercatori hanno usato droni equipaggiati con telecamere a infrarossi, in modo da monitorare la distribuzione e la densità delle popolazioni di animali che fino a oggi erano state studiate solo con osservazioni dirette sul campo.
I risultati, pubblicati sulla rivista International Journal of Remote Sensing, hanno integrato le informazioni raccolte dai droni con dati astronomici ottenuti attraverso fonti open source.
“Abbiamo scoperto – spiega Steven Longmore del LJMU Astrophysics Research Institute e prima firma dello studio – che le tecniche sviluppate per trovare i più remoti oggetti nell’Universo sono esattamente le stesse che ci servono per identificare gli oggetti sulla Terra nelle immagini termiche ottenute dai droni”.
Queste immagini termiche realizzate dalle telecamere a infrarossi permettono di monitorare le specie a rischio a partire da un’analisi della distribuzione del calore in determinate zone.
La stessa tecnica inizia a essere utilizzata anche per gli studi sulla biodiversità, che hanno ad esempio recentemente permesso di costruire mappe ad alta risoluzione delle foreste tropicali a partire dai dati satellitari.
“Non solo questa è una fantastica collaborazione tra due settori diversi della scienza, l’astronomia e l’ecologia – conclude Longmore – ma introduce anche l’utilizzo sui droni di tecnologie utili per realizzare immagini termiche, compresi i telescopi spaziali e di terra.”