Non è facile imbattersi nel lavoro delle turbine “mangia neve” della Provincia di Cosenza, anche perché spesso questi mezzi lavorano di mattino presto o in luoghi davvero isolati, dove la neve evidentemente è caduta abbondante. Sulla Sila cosentina, nell’ultima nevicata sono caduti in alcuni posti anche fino a un metro e mezzo di neve fresca, è il caso di Montenero, raggiunto da alcuni escursionisti grazie alle ciaspole, e di cui, è difficile scorgere anche le tabelle dei sentieri, alte più di due metri e spesso completamente sommerse dalle intense nevicate che qui, da oltre un mese e mezzo imperversano. Alcuni giorni addietro, abbiamo documentato l’eccezionale nevicata nella zona di Pettinascura, nel Parco Nazionale della Sila, la cui vetta sfiora i 1700 metri. Questa immensa foresta ricca di lupi e caprioli è tagliata da una tortuosa e ben tenuta strada provinciale, la n. 208, che da Villaggio Germano (San Giovanni in Fiore) porta dall’altra parte della grande montagna, ovvero a Santa Barbara (Longobucco). Qualche giorno addietro, siamo nuovamente riusciti a solcare l’altipiano della Sila grazie all’intenso lavoro dei mezzi della Provincia di Cosenza, costantemente all’opera per tenere sgombra questa importante via di comunicazione montana, che unisce alcuni centri della Sila Greca con la capitale della Sila: San Giovanni in Fiore. Proprio dal Centro Viabilità Invernale della Provincia di Cosenza con sede a San Giovanni, sono partite le turbine che in questi giorni stanno tenendo banco sui media nazionali per la tragedia dell’Hotel di Rigopiano in Abruzzo, mezzi indispensabili per affrontare le grandi quantità di neve. In provincia di Cosenza, le strade provinciali si estendono per ben oltre i 3.000 km, un’immensa ragnatela di strade spesso unica via per collegare intere frazioni o addirittura paesi dell’entroterra. Cosenza è tra le più vaste province d’Italia, e forse unica nel suo genere se si pensa che è bagnata da due mari, contraddistinta da gran parte del suo territorio da colline e montagne, la Sila, il Pollino o la Catena Costiera ne sono l’emblematico esempio più nitido. Le recenti riforme sulle province hanno tristemente depotenziato questi utilissimi enti di compiti preziosi, tra questi: la viabilità è rimasta assieme all’edilizia scolastica e alla tutela – valorizzazione dell’ambiente, ritenute funzioni fondamentali. In Italia operano anche più di 2.000 agenti dei corpi e servizi di Polizia Provinciale, poliziotti dai mille compiti (si occupano di polizia giudiziaria, amministrativa, stradale e pubblica sicurezza), sono le sentinelle dell’ambiente, lottano contro il bracconaggio, presidiano le strade più interne e spesso sono chiamati in servizi delicati di ordine pubblico anche nelle città; agenti di polizia a 360° che da soli, a regime e prima delle riforme, accertavano 1/3 dei reati ambientali svelati in Italia, come dire, un manipolo di uomini per una mole enorme di attività! Le province però hanno subito pesanti tagli ai loro bilanci e ora si trovano a dover affrontare funzioni e compiti assolutamente gravosi oltre che di fondamentale importanza per far uscire dall’isolamento interi comprensori e paesi, soprattutto quelli più interni, già duramente colpiti dallo spopolamento e dalla disoccupazione. I motori dei mezzi spalaneve, spargisale e lancianeve della grande Provincia di Cosenza intanto lavorano a ritmo serrato nonostante tutto, garantendo un servizio alla collettività spesso non apprezzato. Gli enti provinciali, fino a prima della riforma Del Rio, costavano allo Stato poco più dell’1% sul bilancio, cifra in gran parte investita nell’esercizio delle funzioni, a conti fatti, la Provincia non era un ente inutile per niente; tanto meno molte delle sue attuali e residue funzioni potrebbero essere svolte da comuni o regioni, che per ovvi e diversi motivi non potrebbero mai subentrare alla gestione di alcuni compiti strategici per la tutela e gestione del territorio. Il populismo e la demagogia, hanno partorito certamente una strana idea sulle province. In molti non hanno tanto apprezzato la recente riforma, oltre che bocciato l’abolizione nel referendum costituzionale del 4 dicembre scorso. Molti pendolari che sono costretti a viaggiare per lavoro o studio, devono prima fare i conti con le strade provinciali e poi con lo stato di manutenzione di alcuni degli istituti scolatici superiori (oltre 5.000 in tutto il Paese gestiti proprio dalle province ma con pochi soldi a disposizione). Incontrare un omino in tuta blu, spesso da solo, a bordo di un mezzo spalaneve nel cuore di un’amena montagna a oltre 1600 metri di quota, con muri di neve alti anche due metri (in alcune annate anche 4 metri di accumuli) e dove gli strumenti di comunicazione sono solo un sogno, scusatemi, ma certamente non è cosa facile, basterebbe un banale guasto al mezzo per mettere a rischio anche la vita di modesti lavoratori, tanto denigrati come gli enti in cui prestano servizio: le utilissime province. Oggi questi modesti omini, senza paura, sfidano le intemperie e le bufere del grande altipiano della Sila, ammantato da copiose nevicate per lunghi periodi dell’anno, in Italia, gli sprechi sono certamente altri, forse chiudiamo gli occhi perché non li vogliamo o non li possiamo vedere!