L’ultimo enigma di Leonardo da Vinci: ecco la musica dell’Uomo Vitruviano. La melodia racchiusa nel manoscritto dell’artista scienziato è stata estratta da Alberto Marconcini e sarà possibile ascoltarla alla mostra “Lionardo’s Senses”, che sarà inaugurata domenica 26 febbraio, alle ore 17, all’interno della Rocca dei Conti Guidi, sede del Museo Leonardiano a Vinci (Firenze), dove resterà aperta fino al 17 aprile. Leonardo pittore, inventore, scienziato è ora riscoperto anche musicista: dentro la Sala dei Solidi del Museo Leonardiano si potrà ascoltare la melodia racchiusa nel suo manoscritto più famoso, che accompagnerà il visitatore in un’esperienza imperdibile. L’esperimento artistico che ha prodotto la melodia dell’Uomo Vitruviano è frutto del lavoro di Marconcini con la musicista Alice Ulivi: attraverso le misure del corpo umano presenti nel manoscritto, è stata estrapolata una spina dorsale numerica, trascritta successivamente su pentagramma e trasformata, quindi, in note e accordi. “Ascoltando questa melodia – spiega Marconcini – ognuno di noi avrà un proprio livello di emozione e commozione, perché stiamo ascoltando ciò che è nato dalla sapiente mente e dalle mani del genio vinciano e, addirittura fantasticando, possiamo arrivare a immaginarlo all’opera nel proprio laboratorio, allo studio delle sue innumerevoli e magnifiche opere“. “Era già da diversi anni che desideravo far conoscere al mondo Leonardo Da Vinci non nella stessa forma classica che tutti manifestano bensì attraverso i sensi della sua terra nativa – afferma Marconcini – Che si vedesse ciò che lui vedeva attraverso passaggi di manoscritti e aforismi, gli odori che lui sentiva all’interno dei folti boschi del monte Albano, ciò che lui assaporava nelle memorie reminiscenziali di sua madre, toccare la sua amata terra dove tutto ebbe origine ma principalmente volevo che tutto il mondo sentisse ciò che lui scriveva, non attraverso una semplicissima narrazione ma ascoltando una melodica musica dettata direttamente da lui stesso, attraverso le sue scritture cinquecentennali“.