Immunoterapia di precisione per battere la sclerosi multipla. E’ la strada aperta da uno studio milanese pubblicato sul ‘The Journal of Allergy and Clinical Immunology’, che ha descritto per la prima volta un meccanismo molecolare chiave all’origine della patologia neurologica, utile per mettere a punto nuove terapie più selettive e con meno effetti collaterali. Immunoterapici intelligenti che colpiscano esclusivamente le cellule ‘ribelli’ del sistema immunitario, lasciando inalterate quelle che invece mantengono una funzione protettiva contro i nemici dell’organismo. Il lavoro è coordinato da Jens Geginat, responsabile del Laboratorio di ricerca sulle malattie autoimmuni dell’Istituto nazionale di genetica molecolare ‘Romeo ed Enrica Invernizzi’ (Ingm), in collaborazione con il Centro sclerosi multipla della Fondazione Irccs Policlinico e dell’università degli Studi di Milano, diretto da Elio Scarpini. Nella sclerosi multipla – ricordano gli autori – alcune cellule T del sistema immunitario aggrediscono il sistema nervoso centrale, e in particolare il cervello, provocando disabilità progressiva e spesso irreversibile. Recentemente sono state sviluppate terapie molto efficaci, in grado di rallentare la progressione della malattia. Agiscono sul sistema immunitario e, come effetto collaterale, possono risvegliare dei virus latenti normalmente controllati dalle difese naturali. Germi che, pur in casi rari, possono portare all’insorgenza di una forma con decorso molto più aggressivo rispetto alla sclerosi multipla stessa, che può essere fatale. I ricercatori meneghini si sono proposti di identificare e caratterizzare, in persone con sclerosi multipla (non trattate o trattate con farmaci immunomodulanti) e in controlli sani, le cellule T potenzialmente patogene e quelle ‘amiche’ perché proteggono da infezioni virali. Gli scienziati hanno quindi dimostrato che nei malati di sclerosi multipla le cellule immunitarie autoreattive Th1/17 si espandono, attaccano il sistema nervoso centrale e promuovono le ricadute, mentre le cellule Th1 svolgono un importante funzione di sorveglianza immunitaria, sentinelle anti-infezioni. Dati cruciali, assicurano dall’ateneo Statale, “perché evidenziano per la prima volta un meccanismo cellulare molto importante alla base della sclerosi multipla e forniscono dati scientifici rigorosi che permetteranno di progettare terapie sempre più mirate e sicure”. “In questo lavoro abbiamo identificato le cellule che nei pazienti con sclerosi multipla diventano patogeniche, in grado cioè di attaccare la guaina protettiva dei neuroni”, afferma Moira Paroni, primo autore della pubblicazione. “Inoltre, siamo riusciti a distinguerle da quelle che invece mantengono una funzione protettiva – aggiunge Geginat – e questa scoperta apre le porte allo sviluppo di terapie più selettive, e quindi con meno effetti collaterali, rispetto a quelle attuali”. Conferma Scarpini: “In effetti la criticità più importante di alcuni dei farmaci più efficaci attualmente in uso per il trattamento della forma recidivante-remittente della sclerosi multipla è costituito dai possibili effetti collaterali che possono provocare. Questi farmaci presentano un’ottima efficacia sotto il profilo clinico, ma comportano il rischio di indurre riattivazioni virali, costringendo i medici alla sospensione del trattamento e rendendo più complicata la strategia terapeutica”. “Questo è un altro grande esempio di ricerca traslazionale di altissimo livello grazie alla proficua collaborazione tra l’ospedale Maggiore Policlinico, l’università Statale di Milano e l’Ingm – commenta il direttore scientifico dell’Istituto, Sergio Abrignani – che promette importanti progressi in campo medico, in quanto ci permetterà di lavorare su un bersaglio specifico con l’obiettivo principale di sviluppare terapie più sicure da portare in clinica il prima possibile”.