Suggestive dune sulla superficie della cometa 67P Churyumov-Gerasimenko. Le ha individuate Rosetta e i ricercatori del Laboratoire de Physique et Mécanique des Milieux Hétérogènes hanno analizzato le immagini catturate dalla sonda per cercare di spiegarne la natura. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista PNAS lo scorso 21 febbraio.
Gli scienziati – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – hanno studiato il degassamento del vapore acqueo e hanno notato che la forte differenza di pressione tra il lato soleggiato della cometa e quello in ombra, genera venti in grado di trasportare i grani di polvere che danno poi forma alle dune. Queste ultime sono state catturate da OSIRIS, la camera a bordo di Rosetta, a distanza di 10 metri l’una dall’altra. Sono situate su entrambi i lobi della cometa e sul collo, la parte che funge da collegamento tra le due aree.
Il confronto tra una coppia di immagini dello stesso punto realizzato a 16 mesi di distanza mostra che le dune si sono spostate nel corso del tempo: un fenomeno inaspettato visto che le comete hanno un’atmosfera molto rarefatta. Secondo i ricercatori il vento che soffia lungo la superficie è causato dalla differenza di pressione tra il lato in ombra e quello al sole, dove il ghiaccio può sublimare grazie all’energia solare.
L’atmosfera di 67P è estremamente tenue con una pressione al perielio – il punto di massima vicinanza al Sole – 100.000 volte inferiore a quello della Terra. Anche la gravità di 67P è molto debole, tuttavia è stato dimostrato che i venti di 67P sono in grado di trasportare grani di povere della dimensione di un centimetro, la cui presenza è stata documentata dalle immagini della superficie. Lo studio rappresenta un ulteriore passo avanti nella comprensione dei processi che regolano i fenomeni presenti sulla superficie delle comete e conferma che la missione Rosetta, seppur terminata, ha ancora molte sorprese in serbo.