I militari del comando provinciale della guardia di finanza di Roma, coordinati dalla procura, hanno concluso le indagini che nel 2014 avevano già condotto all’arresto, eseguito dal nucleo di polizia tributaria e dal nucleo investigativo dei carabinieri, dell’allora presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), Enrico Saggese, di due funzionari (fratello e sorella) e di un imprenditore coinvolti in gravi vicende di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Le attività investigative, che hanno portato nei giorni scorsi alla notifica dell’avviso di conclusione indagini preliminari, riguardano 13 persone, a vario titolo indagate per i reati di corruzione, abuso d’ufficio, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e occultamento o distruzione di scritture contabili. Secondo l’ipotesi accusatoria l’ex presidente dell’Asi, una sua diretta collaboratrice e il fratello di quest’ultima, all’epoca funzionario del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali distaccato presso l’agenzia, condizionavano, in favore di un ristretto numero di imprese, l’aggiudicazione di gare d’appalto e di affidamenti diretti per l’organizzazione di eventi e viaggi istituzionali finalizzati alla diffusione della ‘cultura spaziale’ in cambio di tangenti per un valore complessivo di oltre 500 mila euro sotto forma di regali (vacanze, biglietti aerei, ristrutturazioni edilizie, orologi di valore, televisori, aspirapolveri) e denaro, tramite fatture false, emesse da una società i cui soci erano i genitori dei due funzionari tratti in arresto, nei confronti delle imprese che organizzavano gli eventi e viaggi in oggetto. Secondo gli investigatori, gli imprenditori che si sono prestati al sistema corruttivo, mascherato attraverso un giro di fatturazioni fittizie di oltre 1,5 milioni di euro, lucravano sulla sovrafatturazione delle prestazioni rese all’Agenzia spaziale italiana e si erano anche organizzati per creare i ‘fondi neri’ da utilizzare per corrispondere le tangenti ai funzionari coinvolti nell’inchiesta.