Occhi su Saturno nel medio infrarosso. Porta la firma dell’osservatorio terrestre Subaru il “negativo” del pianeta con gli anelli: attraverso una “vista” elettronica ad infrarossi, le misteriose e affascinanti strutture anulari aliene – composte da un numero incalcolabile di particelle di ghiaccio e polvere, disposte a cavallo dell’equatore di Saturno – sono state analizzate sotto una luce diversa.
Lo studio, condotto sulla base di un reportage realizzato da Subaru nel 2008, rivela infatti un “canone di brillantezza” inverso per gli anelli: nelle immagini composte nella banda infrarossa, la Divisione Cassini e l’anello C appaiono più caldi e luminosi rispetto alle strutture A e B.
Precedenti osservazioni condotte nello spettro del visibile invece mostravano la situazione opposta: A e B spiccavano sugli altri perché la loro densa concentrazione di particelle rifletteva più intensamente la luce del Sole.
L’occhio aguzzo di Subaru – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – opera studiando l’emissione termica, ne consegue che l’anello C e la Divisione Cassini sono le strutture più brillanti perché più le calde di tutti. Lo sbalzo di temperatura tra un anello e l’altro sarebbe da ricercare nella concentrazione e nella composizione delle particelle che formano i due gruppi: la Divisione e l’anello C, composti da elementi naturalmente più scuri e disposti in maniera più rada, avrebbero la capacità di riscaldarsi maggiormente con la radiazione solare risultando più brillanti all’infrarosso. La “popolazione” di A e B invece appare più chiara solo alla luce visibile in virtù della sua capacità di riflessione.
Il team di astronomi che ha esaminato i dati del 2008, ha messo inoltre a confronto quell’osservazione con una precedente, realizzata dallo stesso telescopio. Nel 2005 anche nell’infrarosso la Divisione e l’anello C non splendevano così nettamente, il che porta gli esperti a concludere che l’”impennata” di luminosità (e di calore) è stata provocata dal cambiamento stagionale di inclinazione degli anelli rispetto alla prospettiva terrestre e al Sole, un fenomeno che si registra ogni 15 anni circa.