Smog: allarme in Emilia-Romagna, summit di 21 Comuni convocato in Regione

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E’ in corso a Bologna, nella sede della Regione Emilia-Romagna, un summit tra i 21 rappresentanti dei Comuni capoluogo e con più di 30.000 abitanti, convocato dall’assessore regionale all’Ambiente Paola Gazzolo per l’emergenza SMOG. “Servono misure straordinarie e coordinate su scala regionale a salvaguardia della salute dei cittadini” ha annunciato Gazzolo che sta lavorando insieme alla commissione Territorio, ambiente e mobilità sul nuovo Piano aria integrato regionale prima del passaggio in Assemblea legislativa. “In considerazione degli elevati e persistenti valori di inquinamento – ha detto l’assessore Gazzolo – ho convocato la cabina di regia formata dai 21 Comuni capoluogo e con più di 30 mila abitanti per affrontare l’emergenza in corso”. Secondo i dati forniti da Arpae, dal 24 al 30 gennaio, sono stati superati per 7 giorni consecutivi i valori limite di Pm 10 (50 microgrammi per metro cubo) nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena. Il 31 gennaio si sono verificati ulteriori aumenti con valori superiori ai 130 microgrammi per metro cubo in tutte le stazioni di pianura, fino ad una soglia massima di 204 microgrammi a Bologna. L’1 febbraio, i valori di Pm10 si sono mantenuti elevati in tutta la regione con valori superiori a 120 microgrammi per metro cubo ed un massimo di 247 a Bologna. Anche la concentrazione di Pm 2.5 ha mantenuto valori eccezionalmente elevati, compresi tra 100 e 175 microgrammi per metro cubo in tutte le stazioni di pianura. A lanciare l’allarme, oggi, è anche Lega Ambiente Emilia-Romagna che critica l’assenza di partecipazione dell’assessore alla Sanità Sergio Venturi al summit in Regione, necessaria per risolvere quella che definisce anche “un’emergenza sanitaria”. “I 14 giorni di concentrazioni di poveri alle stelle in tutta la regione – sottolinea l’associazione – sono un problema ambientale ma soprattutto sanitario e servono misure straordinarie; non preoccupano solo i superamenti consecutivi ma soprattutto i valori medi giornalieri di PM10 registrati negli ultimi giorni: mercoledì 1 febbraio le centraline Arpae hanno registrato valori di almeno 3 volte superiori al limite consentito; Bologna ha raggiunto una media sulle 24 ore di PM10 pari a 247 microgrammi per metro cubo. Valori paragonabili a quelli di Pechino di questi stessi giorni che solo la pioggia potrà abbassare, ma senza risolvere il problema strutturale”. Per questo motivo – spiega Legambiente – “al tavolo convocato per oggi con i sindaci dei Comuni sopra i 30.000 abitanti manca una gamba: per un’emergenza di tipo sanitario a livello regionale è necessaria l’assunzione di responsabilità dell’assessore Venturi, che faccia pesare sul tavolo della discussione i prezzi pagati dalla comunità in termini sanitari ed economici”. “E’ ormai appurato – sottolinea Legambiente – che le punte di inquinamento sono in diretta relazione con impennate di disturbi respiratori e, di fronte a emergenze come queste, servono dati accertati. Tanto in termini di effetti sanitari, tanto di costi sul servizio pubblico. Gestire il problema dell’inquinamento padano limitatamente agli aspetti ambientali e trasportistici è una visione riduttiva e falsamente rassicurante. I 467 mila morti all’anno in Europa e costi sanitari associati quantificabili tra 400 e 900 miliardi di euro all’anno sempre in Europa sono il problema principale da risolvere ed occorre dettagliare queste cifre” a livello “di bacino e di sistema sanitario regionale. L’assenza di un intervento dell’Assessorato competente dimostra un disinteresse nei confronti della salute pubblica”. “Sindaci, Assessore regionale all’Ambiente, Assessore Regionale alla Sanità e presidente della Regione – conclude l’associazione – sono i responsabili della salute e a loro Legambiente chiede misure straordinarie in tutti i settori, a partire dalla mobilità privata”.

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