La NASA è al lavoro su uno studio di fattibilità per l’inserimento degli astronauti nel lancio inaugurale dello Space Launch System, in agenda nel 2018.
Secondo i piani originali, la Exploration Mission 1 (EM-1) sarebbe dovuta partire senza equipaggio a bordo: quest’ultimo era destinato alla seconda missione – la EM-2 – in programma per il 2021. Tuttavia in una valutazione effettuata nel 2015 denominata Key Decision Point C, veniva fatto presente che c’era il 70 per cento di possibilità che EM-2 potesse partire entro e non oltre l’aprile del 2023.
Le sfide che contraddistinguono questo lancio anticipato – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – riguardano sia il sistema di lancio sia la capsula Orion che per il suo primo volo non è stata dotata di alcun sistema di supporto vitale per gli astronauti. La Lockeed Martin, prime contractor di Orion, ha espresso la volontà di sostenere la NASA durante lo studio di fattibilità e si è dichiarata disponibile ad accelerare il miglioramento dei sistemi per l’equipaggio e pronta ad affrontare le sfide tecniche che si presenteranno.
EM-1 utilizzerà una versione dell’SLS con uno stadio finale derivato dal Delta 4, conosciuto come Interim Cryogenic Propulsion Stage (ICPS). La NASA ha intenzione di sostituirlo nelle prossime missioni con il più potente Exploration Upper Stage (EUS), adatto alle missioni umane. L’ente spaziale americano ha smesso di lavorare sul piano di adattamento dell’ICPS alle missioni umane, lo scorso anno, a seguito di una direttiva del Congresso. Quest’ultimo ha spinto la NASA ad accelerare lo sviluppo del sistema EUS, finanziandolo ulteriormente, per far sì che fosse pronto per la EM-2.
L’Exploration Upper Stage ha recentemente superato la preliminary design review che ha fornito il via libera al lancio del 2021. Il superamento di questo test potrebbe portare a un ritardo del lancio della EM-1 che slitterebbe di un anno o due.