Incontro in ASI con Pete Worden, presidente della Breakthrough Prize Foundation, e Pete Klupar, direttore della progettazione della Breakthrough Starshot. Worden e Klupar dopo aver lavorato alla NASA oggi collaborano con la breakthroughinitiatives.org fondata dal miliardario russo Yuri Milner, sostenuta dall’astrofisico Stephen Hawking e di cui fa parte anche il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg.
Tra i progetti più affascinanti – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – c’è la Breakthrough Starshot che prevede di lanciare tra 20 anni una flotta di vele spinte dalla luce laser per cercare forme di vita attorno alla stella più vicina, Proxima Centauri. L’investimento iniziale di 100 milioni di dollari prevede la realizzazione di una mini-sonda robotizzata chiamata Starchip in grado di raggiungere la stella più vicina a poco più di quattro anni luce di distanza (più di 40mila miliardi di chilometri dal pianeta Terra) in circa vent’anni.
L’incontro, seppur programmato da tempo, arriva ad una sola settimana dall’annuncio della NASA della scoperta dei sette pianeti simili alla Terra che ruotano intorno alla piccola stella Trappist-1. La notizia ha riacceso il dibattito non solo sulla possibilità di trovare pianeti che possano ospitare la vita ma anche come poterli raggiungere, considerati i 39 anni luce che separano la Terra da quel sistema planetario.
Dopo la presentazione dei progetti, Worden e Klupar hanno partecipato ad un incontro tecnico per discutere di eventuali collaborazioni scientifiche con l’Agenzia Spaziale Italiana. “La parte innovativa dei nostri progetti è quella di creare un’infrastruttura che possa abilitare le missioni future e non qualcosa di straordinario che si usa e poi si getta, come spesso accade nel settore spaziale”, ha detto Pete Worden durante il seminario.
Il presidente dell’ASI Roberto Battiston, si è detto molto interessato all’approccio visionario della Breakthrough Initiatives, e ha ricordato come “pur avendo fatto progressi in tanti settori, nella velocità di aerei e navette spaziali siamo indietro”. “Gli avanzamenti fatti negli ultimi 200 anni nella capacità di spostarsi velocemente sono stati impressionanti, ma sono ancora scarsi rispetto alle profondità del cosmo, ci separa ancora un enorme intervallo dalla velocità cui si potrebbe ambire”, ha concluso Battiston.