Il 29,9% delle famiglie italiane non si fida a bere acqua di rubinetto. Una sfiducia che raggiunge quote del 63% in Sardegna, del 57% in Sicilia, del 46,5% in Calabria e del 35,1% in Molise; unica eccezione la Basilicata, dove e’ al 16,2%. Al Centro, la percentuale piu’ alta si registra in Toscana (38,9%); risulta trascurabile, invece, nelle province autonome di Bolzano (2,7%), Trento (3,7%) e in Valle d’Aosta (7,4%). Sono questi alcuni dei dati forniti dall’Istat, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua. Una famiglia, nel 2016, ha speso mediamente al mese 10,27 euro per l’acquisto di acqua minerale. Una spesa che e’ in crescita del 3,7% rispetto al 2015, dopo una contrazione del 24,4% tra il 2008 e il 2014.
L’Istat rileva comunque che migliora il giudizio delle famiglie sull’erogazione d’acqua nelle loro abitazioni . La quota che lamenta irregolarita’ nel servizio, pur in leggero aumento nell’ultimo anno, passa dal 14,7% nel 2002 al 9,4% nel 2016. Il problema e’ maggiormente segnalato dalle famiglie residenti in Calabria (37,5%) e in Sicilia (29,3%). Piu’ in generale, sulla ‘fotografia’ della situazione scattata dall’Istat, emerge che a livello nazionale, nel periodo 2001-2010 si e’ mediamente registrato un aumento di circa il 6% della quantita’ di risorse idriche rinnovabili rispetto ai trent’anni precedenti (1971-2000).
La media della precipitazione totale nel periodo 2001-2010 e’ superiore dell’1,8% al valore del trentennio 1971-2000. Il deflusso totale medio complessivo a mare dei corsi d’acqua e delle acque sotterranee e’ stato, in media annua, di 123 miliardi di metri cubi nel decennio 2001-2010, in leggero aumento (+6%) rispetto al trentennio 1971-2000 (116 miliardi di metri cubi). A partire dagli anni ’80 i ghiacciai alpini sono in graduale regresso, culminato nel 2007 con il 99% dei ghiacciai monitorati in ritiro, quota che e’ ridiscesa nel 2014 all’88%.