L’organismo della donna produce una difesa naturale contro il virus Hiv, facendo ricorso ad un’arma in grado di rivoluzionare completamente i trattamenti per combattere il virus dell’Aids. Si tratta di una proteina chiamata interferon epsilon che si trova nel tratto riproduttivo femminile e scienziati della Deakin University di Geelong e dell’Hudson Institute of Medical Research di Melbourne hanno scoperto che essa impedisce al virus di replicarsi e di prendere piede. Gli studiosi guidati dal virologo Johnson Mak della School of Medicine dell’ateneo, la cui ricerca e’ pubblicata sulla rivista Immunology and Cell Biology, descrivono la tecnica “intelligente e su più fronti” adottata dalla proteina nel difendere l’organismo dal virus. “L’interferon epsilon e’ un regolatore del sistema immunitario. Fluttua attraverso il ciclo mestruale ed e’ un meccanismo naturale che l’organismo usa per proteggere la donna da infezioni“, scrive Mak. “Potenziando i suoi livelli naturali permettera’ di prevenire la riproduzione dell’Hiv. La proteina e’ intelligente perche’ interferisce con il ciclo vitale dell’Hiv in fasi differenti“.
Il virologo spiega che l’interferon epsilon può indurre il sistema immunitario a creare tre diversi ‘posti di blocco’ sul percorso del virus. Le cellule umane sane senza la proteina sono presto sequestrate per diventare fabbriche superattive del virus, permettendogli di moltiplicarsi. E’ diverso invece per le cellule umane protette dalla proteina, che rendono piu’ difficile l’ingresso del virus. E le cellule che vengono penetrate riescono a fermare il virus dal raggiungere il proprio centro. Se queste due tecniche falliscono, vi è una terza linea di difesa: quando il virus si riproduce, lo fa in versioni difettose, troppo deboli per dominare. Proteggere le donne dall’infezione da Hiv potra’ essere semplice quanto potenziare i livelli della proteina. Il prossimo passo sarà quello di portare e termine altre ricerche per determinare se potrà avere lo stesso effetto sugli uomini. Inoltre si potrebbe riuscire a limitare la diffusione di altre malattie trasmesse sessualmente, tra le quali anche quelle dovute al virus Zika.