Astronomia: il mistero delle trappole fredde e dell’origine del ghiaccio su Cerere

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Cerere sotto zero? È questione di inclinazione. A mettere un’altra tessera al puzzle rappresentato dalla misteriosa presenza di depositi di ghiaccio sul pianeta nano, la sonda interplanetaria Dawn, incaricata di raccogliere dati sul corpo celeste in orbita presso la fascia principale degli asteroidi.

Il piccolo Cerere – 950 chilometri di diametro – si trova a centinaia di milioni di chilometri di distanza da Giove e molti di più da Saturno, tuttavia l’influenza esercitata dai due “giganti” gassosi si fa sentire eccome: la loro mole suscita importanti effetti gravitazionali sul pianeta nano e ne condiziona l’inclinazione assiale – ovvero l’angolazione rispetto all’asse di rotazione con cui Cerere muove mentre marcia verso il Sole.

Un nuovo studio, proposto dagli scienziati del team di Dawn e pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters, afferma che l’orientamento di Cerere è mutevole e che la sua inclinazione varia in un range compreso tra i 2 e i 20 gradi nel corso di un ciclo lungo 24.500 anni – un tempo ragionevolmente breve per una rivoluzione tanto radicale.

L’obliquità del piccolo oggetto – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – è legata all’enigma della collocazione di riserve di ghiaccio sulla superficie di Cerere: secondo le informazioni raccolte dalla missione NASA durante i suoi sorvoli, il ghiaccio potrebbe resistere sul suolo alieno esclusivamente se esposto a temperature straordinariamente fredde – per esempio in aree che non vengono mai sfiorate dalla luce del Sole (Cerere, Mercurio e la Luna sono i soli tre corpi del nostro sistema planetario ad avere zone perennemente al buio).

Nel corso degli ultimi tre milioni di anni, il pianeta nano ha sperimentato variazioni assiali comprese tra i 2 e i 20 gradi, almeno secondo la simulazione realizzata sulla base dei dati di Dawn: per avere un termine di paragone, pensiamo che la Terra completa il suo moto intorno al Sole con un’inclinazione di 23.5 gradi che le permette di sperimentare i cicli stagionali. Attualmente Cerere orbita con un’obliquità di 4 gradi, troppo pochi perché si rivelino cambiamenti del genere.

Quando la variazione assiale è moderata, la gran parte delle aree del pianeta nano sono nell’oscurità, quando l’inclinazione aumenta le zone in ombra si riducono. Ci sono tuttavia regioni che restano al buio in qualsiasi situazione di obliquità, soprattutto in corrispondenza dei poli. Qui emergono dalla superficie dei crateri in cui le sostanze volatili restano prigioniere del freddo e del buio e perciò vengono chiamate cold traps, trappole fredde.

Osservazioni del 2016 operate dallo spettrometro a bordo di Dawn, rivelano che questi crateri oscuri contengono materiale brillante e che uno di loro presenta tracce di ghiaccio. L’origine dei depositi di ghiaccio nelle cold traps è ancora misteriosa – potrebbe essere il risultato di un processo avviato in autonomia da Cerere o essere stato trasportato in loco in seguito allo schianto di un asteroide o di una cometa. Tra gli scenari possibili, anche quello prospettato dall’osservatorio Herschel, che tra il 2012 e il 2013 collezionò dati che suggerivano l’esistenza di molecole d’acqua nella tenue atmosfera, che precipitavano al suolo restando prigioniere delle trappole fredde.

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