Un vento da record che si riscalda e si raffredda in brevissimo tempo. Proviene dal buco nero supermassiccio nel cuore della galassia attiva (Agn) IRAS 13224-3809, è composto da materia e getti di gas e arriva a sfiorare i 71.000 chilometri all’ora, 0,24 volte la velocità della luce. Lo hanno osservato XMM-Newton dell’ESA e NuSTAR della NASA (che fornisce i dati tramite la stazione di Malindi e il centro SSDc dell’ASI – ndr) e i risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Nature.
XMM-Newton – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – ha concentrato le proprie osservazioni per 17 giorni consecutivi rilevando la natura estremamente variabile dei venti su di un orizzonte temporale di meno di un’ora, come mai si era verificato in precedenza.
Per misurare le temperature di questi venti, la squadra ha studiato i raggi X provenienti dal bordo del buco nero. Durante il loro viaggio verso la Terra, i raggi passano attraverso i venti e alcune lunghezze d’onda del loro spettro, vengono assorbite da elementi presenti nei venti, come ferro e magnesio.
Gli scienziati hanno notato che le caratteristiche di assorbimento subivano delle variazioni nel giro di poche ore e hanno dedotto che i raggi X stessero riscaldando i venti a temperature elevate: questo impediva l’assimilazione di eventuali radiazioni in più. I venti, dopo un breve periodo, si sono poi raffreddati permettendo la ricomparsa delle caratteristiche di assorbimento e l’inizio di un nuovo ciclo.
“Spesso abbiamo un’unica occasione per osservare un determinato oggetto, poi mesi o anni dopo lo scrutiamo di nuovo per vedere se c’è stato qualche cambiamento – commenta Michael Parker, primo autore dell’articolo – grazie alla campagna di osservazione di 17 giorni abbiamo osservato per la prima volta il cambiamento nei venti su un orizzonte temporale inferiore a un’ora”.
La scoperta di queste variazioni rappresenta un passo fondamentale per comprendere i meccanismi che regolano l’accelerazione del vento nei buchi neri e per capire come essi influenzano la formazione delle stelle nella galassia che li ospita.