Durezza dell’acqua potabile: il Ministero della Salute chiarisce i parametri

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AQUA ITALIA (Associazione delle aziende costruttrici di impianti e componenti per il trattamento delle acque primarie, federata ad ANIMA – Confindustria), ha richiesto al Ministero della Salute un chiarimento sulle norme in vigore relative alla cosiddetta “durezza” (contenuto di calcio e magnesio) dell’acqua potabile.

AQUA ITALIA, sempre attenta alla corretta informazione del mercato, ha rilevato che  in alcune regioni italiane il valore molto basso di questo parametro ha indotto le autorità sanitarie a discriminare l’uso di addolcitori con la motivazione che renderebbero l’acqua non potabile.

In risposta al chiarimento richiesto da Aqua Italia, il Ministero della Salute spiega che nella legislazione in vigore “per il parametro “durezza” viene indicato un range di valori consigliati, e pertanto il mancato rispetto di questi valori non rappresenta una vera e propria non conformità e dovrà, di volta in volta, essere valutato ai fini dell’emanazione del suddetto giudizio di idoneità. (…) Nell’equilibrio delle concentrazioni indicate, la composizione in sali minerali che conducono ad una durezza di 10 – 15 °F rappresenta il miglior contenuto raccomandabile a livello sanitario. Ciò nonostante non è possibile affermare con certezza che una durezza  inferiore al  limite consigliato di 10°F sia dannosa alla salute soprattutto se, dopo il trattamento dell’acqua con un’apparecchiatura conforme al DM 25/2012, viene data opportuna informazione all’utente”.

“Siamo molto soddisfatti di questo chiarimento – ha dichiarato l’ing. Lauro Prati, Presidente di Aqua Italia – che legittima pienamente l’uso degli addolcitori anche in presenza di modesti valori di durezza dell’acqua e consente alle aziende del settore di operare con certezza nel rispetto del decreto ministeriale 25 del 2012, offrendo ai consumatori una adeguata informazione. La risposta del Ministero – ha concluso Prati – invia anche un preciso segnale a quelle strutture sanitarie che applicano erroneamente la normativa, discriminando qualsiasi trattamento dell’acqua”.

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