Enorme tempesta di sabbia fra Siria, Arabia Saudita e Iraq: cieli oscurati e aria irrespirabile

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Una spettacolare tempesta di sabbia nei giorni scorsi ha colpito il deserto siriaco, per spostarsi successivamente in direzione dell’Iraq e dei deserti nel nord dell’Arabia Saudita, dove si sono verificate delle drastiche riduzioni della visibilità orizzontale. La tempesta di sabbia che ha investito diverse città irachene si era originate sopra il deserto siriaco e sopra i deserti sabbiosi dell’Arabia Saudita settentrionale, a seguito dell’irrompere di sostenuti venti da S-SO, SO e O-SO, attivi lungo il quadrante più orientale della vecchia circolazione depressionaria che dal mar Egeo si è andata ad isolare sopra il settore occidentale dell’altopiano Anatolico. Nel giro di poche ore queste nuvole di sabbia hanno raggiunto l’entroterra desertico iracheno, oscurando il cielo e determinando una drastica riduzione della visibilità orizzontale, oltre a rendere l’aria irrespirabile. Solitamente con l’arrivo della primavera, fra il Sahara e i deserti del Medio Oriente, inizia la stagione delle grandi tempeste di sabbia, meglio note nel mondo arabo con il termine “Haboob”.

La tempesta di sabbia che dal deserto siriano tende ad estendersi verso l'Iraq e il nord dell'Arabia Saudita
La tempesta di sabbia che dal deserto siriano tende ad estendersi verso l’Iraq e il nord dell’Arabia Saudita

Le popolazioni arabe lo soprannominavano anche come il “muro di Allah”. Ma ultimamente la denominazione “Haboob” è stata estesa anche alle tempeste di polvere e sabbia che in determinati periodi dell’anno si formano sull’entroterra desertico australiano e sui deserti del Messico settentrionale e degli USA sud-occidentali. Gli “Haboob” si osservano regolarmente nelle regioni aride di tutto il mondo. Il fenomeno per la prima volta è stato osservato nel deserto del Sahara, precisamente nel Sudan, dove fu descritto minuziosamente e denominato con tale nome dai primi esploratori, alla scoperta delle meraviglie del più grande deserto della Terra. Oltre che sul Sahara gli “Haboob” sono molto comuni anche sui deserti dell’Arabia Saudita, della Siria e dell’Iraq e possono propagarsi a centinaia di chilometri di distanza dall’area di origine.

Gli “Haboob” che si formano sull’Africa settentrionale sono molto più comuni e violenti visto l’enorme vastità di sabbia e superficie desertica a disposizione. Lungo il Sahara e la fascia sub-sahariana le tempeste di sabbia divengono molto frequenti fra la primavera e l’inizio della stagione estiva, quando il “fronte di convergenza intertropicale”, meglio noto come ITCZ, comincia la sua stagionale risalita verso nord, seguendo i passaggi “zenitali” del sole. Salendo gradualmente verso nord l’ITCZ richiama masse d’aria umide e più temperate, da SO o S-SO, che dall’area del Golfo di Guinea si muovono verso la regione del Sahel, provocando una consistente intensificazione dell’attività convettiva sul Sahara meridionale innescata dall’insorgenza di aria piuttosto umida dai quadranti meridionali (Monsone di Guinea) che contrasta con l’aria rovente, secca e polverosa che regna nelle aree desertiche del nord-africa (venti di Harmattan).

Sahara haboob 2008Spesso, lo sviluppo dei primi forti temporali termoconvettivi sulla fascia sub-sahariana, che dal Burkina Faso, dal Senegal e dal Mali meridionale si estende fino al South Sudan, viene preceduto dalla formazione di potenti “Haboob” che vengono originati da intensi venti dai quadranti meridionali, in genere da SO, che annunciano l’irruzione delle umide masse d’aria pilotate dal Monsone di Guinea fino ai confini meridionali del deserto del Sahara. Difatti, le popolazioni dell’Africa sub-sahariana, sanno molto bene che appena si formano gli “Haboobs” da S-SO e SO le tanto invocate piogge “zenitali” estivi, indispensabili per chi pratica l’agricoltura di sussistenza per poter sopravvivere, sono alle porte, scongiurando la temuta siccità che in questi paesi si traduce in gravi carestie e guerre etniche fratricide (come accade sempre più spesso nei paesi più poveri dell’Africa sub-sahariana).

Ma oltre ai venti intensi per generare una tempesta di sabbia occorrono anche sostenuti moti ascensionali (convenzione) in seno alla colonna d’aria sovrastante in modo tale da sollevare le particelle di polvere e sabbia finissima verso l’alto, ad altezze spesso di oltre i 1500-2000 metri. Senza correnti ascensionali è difficile che si forma un “Haboob” particolarmente intenso, in grado di provocare drastiche riduzioni di visibilità orizzontale. Non per caso sovente gli “Haboob” più intensi vengono associati al transito di forti rovesci di pioggia e temporali capaci di produrre brevi grandinate con venti turbolenti e rafficosi.

Sul Sahara, in inverno, si possono produrre forti “Haboob” per la penetrazione di impetuosi venti dai quadranti occidentali o settentrionali che dall’Atlantico e dal Mediterraneo irrompono verso il cuore del più grande deserto del mondo. Gli “Haboob” che investono la Siria, l’Arabia Saudita, il Kuwait e l’Iraq vengono sviluppati dal passaggio di una Squall line (linea temporalesca), con associati forti venti, in genere da Ovest o da NO, che fanno seguito al fronte freddo nei bassi strati, legato ad una depressione di origini mediterranee. Gli “Haboob” che si originano sui deserti interni degli USA, tra California, Arizona, Nevada, New Mexico e Texas occidentale, come quelli che investono l’entroterra desertico dell’Australia, in particolare la zona di Alice Springs, sono causati dalla formazione di intensi temporali o grandi Multicelle che tendono a collassare in pieno deserto, producendo intense precipitazioni.

Haboob
Haboob

Negli USA sono frequenti le tempeste di polvere che interessano l’Arizona, in particolare l’area fra Phoenix e Yuma, e il Nevada, il New Mexico e l’ovest del Texas. Durante la formazione e la maturazione di un forte temporale le forti correnti discendenti, legate ai “downbursts” della Cellula o delle varie Cellule temporalesche che lo compongono, tendono a raggiungere la superficie desertica con forti raffiche che si diramano in tutte le direzioni in modo orizzontale, sollevando un imponente muro di sedimenti, in genere particelle di polvere e sabbia finissima, che precede la nube temporalesca collocandosi lungo la parte anteriore.

Questo muro di sabbia può estendersi oltre i 100 km (circa 62 miglia) e può essere largo diversi chilometri. Spesso, durante l’avanzata del muro della tempesta di polvere, le precipitazioni che lo seguono non arrivano direttamente al suolo visto che gran parte delle gocce d’acqua evaporano nell’aria calda e molto secca che precede l‘avanzata del sistema temporalesco (un fenomeno noto come virga). Alle volte invece, specie se in presenza di temporali piuttosto estesi e molto giovani, dentro il muro di polvere si possono nascondere forti rovesci di pioggia che producono le cosiddette “piogge di fango”, ossia precipitazioni di pioggia mista a polvere desertica, molto fastidiose se cadono su un centro abitato o su una città. Quando sta per manifestarsi un “Haboob” è consigliato di non uscire all’aperto e di trovare un rifugio sicuro in luoghi chiusi, visto che l’ingente quantitativo di polvere e pulviscolo in sospensione rende l’aria quasi del tutto irrespirabile.

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