La sonda Mro (Mars Reconnaissance Orbiter) della NASA ha immortalato magistralmente due violente tempeste di sabbia e polvere su Marte con la sua bellissima telecamera grandangolare: le immagini sono impressionanti, basti pensare che la sabbia ha ricoperto un’area grande più di tutto il territorio degli Stati Uniti d’America. Le tempeste di sabbia si sono verificate tra il 18 febbraio e il 6 marzo, quindi nelle ultime settimane. L’esperto dell’atmosfera e del meteo marziano Bruce Cantor, della società californiana Malin Space Science Systems, ha spiegato che “la formazione della seconda tempesta subito dopo la prima è stata davvero insolita”.
“Abbiamo avuto i nostri orbiter a monitorare Marte a lungo, ormai da quasi due decenni, e i modelli stanno diventando affidabili per le previsioni meteo marziane, così come accade sulla Terra. Ma poi, proprio adesso che pensavamo di avere capito Marte, ecco che arriva un’altra sorpresa” ha aggiunto Bruce Cantor.
Le tempeste di polvere su Marte da molto tempo affascinano scienziati e ricercatori: sono un fenomeno meteorologico analogo a quelle che si verificano sulla Terra, ma molto più devastante negli effetti e nelle dimensioni.
David Kass del Jet Propulsion Laboratory presso la sede NASA di Pasadena ha spiegato che “anche se questa tempesta non è globale come a volte capita su Marte, gli effetti della nebbia e del pulviscolo sulle temperature dureranno diverse settimane e ci consentiranno di studiare meglio il pianeta rosso“. Bruce Cantor ha poi aggiunto che “c’è ancora la possibilità che la seconda tempesta diventi globale, ma è improbabile perchè siamo tardi nella stagione. Infatti tutte le precedenti tempeste globali sono state osservate all’inizio dell’estate nel Sud del pianeta rosso“.
Durante l’ultima più grande tempesta di polvere globale su Marte, nel 2007, entrambi i rover “Spirit” e “Opportunity” che operavano sul pianeta, erano stati messin in una modalità di “risparmio energetico” per oltre una settimana. John Callas, project manager per i due robot, spiegò che: “Abbiamo dovuto prendere dei provvedimenti speciali per permettere la loro sopravvivenza per varie settimane con una quantità di luce solare minima o nulla. Ogni rover veniva alimentato solo per pochi minuti al giorno, quanto bastava per scaldarli, e poi spento fino al giorno successivo, senza neanche comunicare con la Terra“.