Medicina: “al cuore del diabete”, tour di formazione per i camici bianchi

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La metà delle persone con diabete di tipo 2 muore per un evento cardiovascolare, perché chi soffre della patologia metabolica ha un rischio da 2 a 4 volte maggiore di ammalarsi anche al cuore. Per sensibilizzare la classe medica sul link fra le due condizioni, Boehringer Ingelheim Italia ed Eli Lilly Italia lanciano il progetto itinerante ‘Andiamo al cuore del diabete’. Un tour di formazione che coinvolgerà le associazioni diabetici attive sul territorio e si articolerà in 15 tappe: partenza da Roma il 25 marzo e arrivo a Napoli il 17 giugno, passando per Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. In alcune delle città coinvolte farà sosta il ‘Cell Explorer’, una sorta di scuola mobile con aule didattiche. Le sessioni formative rivolte ai medici – spiegano le aziende promotrici – hanno l’obiettivo di fornire ai camici bianchi gli elementi per conoscere e gestire al meglio le complicanze cardiovascolari del diabete, a beneficio dei pazienti e del Servizio sanitario nazionale. La riduzione degli eventi cardiovascolari (infarto miocardico acuto, rivascolarizzazione coronarica, ictus ischemico acuto e ospedalizzazione per insufficienza cardiaca), infatti, impatta positivamente anche sulla sostenibilità del sistema. A ispirare il progetto ci sono nuove potenzialità di trattamento che coniugano effetti positivi sia sulla glicemia sia sulla Salute di cuore e vasi. “Recentemente – ricordano Boehringer e Lilly – l’autorità regolatoria europea Ema ha approvato un aggiornamento dell’indicazione per l’antidiabetico orale empagliflozin (inibitore del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2, Sglt2) e per la sua associazione con metformina. Per la prima volta, nella scheda tecnica di un farmaco antidiabetico viene riportata la possibilità di riduzione del rischio di mortalità cardiovascolare in adulti con diabete di tipo 2, come obiettivo di trattamento”. L’aggiornamento delle indicazioni “è fondato sulle evidenze ottenute nello studio Empa-Reg Outcome*, in cui empagliflozin ha dimostrato di ridurre il rischio di mortalità cardiovascolare del 38% rispetto a placebo in adulti con diabete di tipo 2 e malattia cardiovascolare accertata, quando aggiunto a terapia standard”. Inoltre, “il farmaco ha dimostrato di ridurre il rischio sull’endpoint composito primario (decesso per causa cardiovascolare, infarto del miocardio non fatale o ictus non fatale) del 14% rispetto a placebo”.

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