E’ il colesterolo il grande protagonista dell’American College of Cardiology Scientific Session 2017. Nel meeting in corso a Washington sono stati presentati molti studi e ricerche su molecole vecchie e nuove che bersagliano colesterolo ‘buono’ o ‘cattivo’, ma anche su sistemi diagnostici, indagini e analisi mirate. “Ebbene, possiamo sintetizzare ciò che è emerso dalle ultime ricerche in 7 punti“, spiega Pasquale Perrone-Filardi, direttore della Scuola di specializzazione in malattie cardiovascolari dell’Università Federico II di Napoli e presidente FinSic della Società italiana di cardiologia. Eccoli:
1) Ridurre il colesterolo ‘cattivo’ nella prevenzione secondaria (a 30 mg/dL) comporta un ulteriore beneficio in termini di risparmio di importanti eventi cardiovascolari. Insomma “più basso è meglio è”
2) L’entità del beneficio è indipendente dai livelli iniziali di Ldl, e la ‘regola del 20%’ vale sempre: “Per ogni millimole (40 mg) in meno – spiega – riduciamo il pericolo del 20%, e questa correlazione resta anche se scendono ulteriormente i livelli di colesterolo ‘cattivo’”
3) Riducendo al minimo il colesterolo ‘cattivo’ “riduciamo anche di oltre il 20% il pericolo di infarto, ictus e rivascolarizzazione cardiovascolare in pazienti ad alto rischio“. Con effetti dunque su successive disabilità e cardiomiopatie. “Un elemento da considerare se si pensa alla sostenibilità di terapie che costano intorno ai 5000 euro l’anno“.
4) ‘Schiacciare’ al minimo il colesterolo cattivo “non danneggia memoria e funzioni cognitive” dei pazienti
5) Il colesterolo ‘buono’ Hdl è un biomarker, ma non uno ‘scudo’: “Se è basso, è una spia del rischio e ci dice che bisogna fare attenzione, ma innalzarlo attraverso le strade seguite finora non ha mostrato effetti protettivi”
6) “Dobbiamo educare il paziente a saper ‘leggere’ le sue analisi senza affidarsi ai valori del colesterolo di riferimento segnalati dal laboratorio: occorre più che mai individualizzare e capire se ci troviamo di fronte a una fascia particolare di popolazione. Per questo è cruciale l’indicazione del medico: altrimenti il paziente può pensare di essere nella norma, mentre certi valori per lui sono troppo alti”
7) Il colesterolo totale non è un riferimento davvero utile: “Occhio, piuttosto, a Ldl e a colesterolo non Hdl, una parametro che normalmente non è presente nelle analisi“.